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Recensione: “Wireless” di L.A. Witt

 

♦ Traduzione a cura di Raffaella Arnaldi

Triskell Edizioni, acquistabile qui ♦

Toccarsi a pelle è illegale. Il sesso? Un reato. Tute isolanti e guanti impediscono alle persone persino il più platonico contatto. I cittadini in massa fanno la fila per entrare nelle simhouse, dove le macchine per la realtà virtuale forniscono loro la razione di orgasmi prescritta dai medici.
Keith Borden lavora in una simhouse da anni e non ha mai provato la tentazione di infrangere la rigida regola che vieta il contatto… finché non compare Aiden Maxwell. Il suo paziente, attraente e pericolosamente amante del flirt, lo invita nell’ambiente malfamato in cui la gente fa sesso vero, senza essere collegata alla rete. Anche se Keith rischia di perdere la carriera e la libertà, è incuriosito, e Aiden irresistibile.
Dal momento in cui mette piede per la prima volta in una sala dove si pratica il sesso wireless, Keith si ritrova in un mondo di carne e di fantasie realizzate. Sviluppa una dipendenza. Dal sesso, dall’atmosfera del locale, e soprattutto da Aiden. Anni in cui ha tenuto a distanza chiunque popolasse il suo mondo, hanno fatto sì che Keith brami il contatto umano, e Aiden gli offre tutto il contatto che lui possa desiderare: sesso rovente, dolce affetto, e tutto quanto vi stia in mezzo.
Almeno finché un inaspettato tradimento sconvolge la vita di Keith, che si ritrova più solo di quanto abbia mai immaginato di poter essere…

Unica. Non ci sono altre parole per descrivere l’autrice di “Wireless”.

L.A. Witt ha eseguito un altro fuori campo nella stesura di un romanzo MM di tutto rispetto. Rinnovo la mia offerta di essere ospitato presso la costa andalusa dove la scrittrice si è trasferita con il marito e due criceti chiaroveggenti.
Se la Spagna ha questo effetto sull’ispirazione: lo stai facendo nel modo giusto mia cara!

Ogni volta che devo recensire la Witt ho serie difficoltà. Cosa posso dire oltre a “Questo romanzo è un capolavoro?”
 Riesce a battere se stessa ogni volta che esce un nuovo libro; quando penso che sia la massima estensione della scrittura contemporanea, ecco di nuovo il suo nome tra le uscite programmate.
 Ci tengo a dirvi di non distrarvi troppo se amate questa autrice, bastano un paio di giorni e vi ritrovate con dieci nuovi romanzi tradotti.
Un caloroso abbraccio a Raffaella Arnaldi per la traduzione e tutto lo staff che ne ha curato l’edizione italiana. Siete fantastici!

Ci troviamo in un futuro prossimo, lasciate perdere tutte quelle che saranno le innovazioni del futuro, perché la vostra attenzione si focalizzerà subito sul protagonista.
 Ci sono poche e semplici regole in questa nuova generazione: il contatto fisico è illegale e il sesso come lo conosciamo, un reato punito duramente.
Il governo ha realizzato dei centri appositi, Simhouse, dove le persone vengono monitorate tramite prescrizione medica su quante sedute di sesso virtuale posso effettuare con regolarità.
Ogni persona deve indossare una spessa tuta isolante con annessi guanti protettivi, che permettono di tenere lontano ogni possibile contatto con la pelle di un’altra persona.
 Ogni atteggiamento intimo è riportato all’asettica scelta che nessuno può sfiorare la tuta di un’altra persona. Tutto deve mantenere un certo distacco tra le persone.

Keith Borden è un tecnico in una Simhouse, il suo lavoro consiste nel posizionare degli speciali elettrodi sul corpo delle persone in modo da riprodurre il contatto fisico. I tecnici sono le uniche persone che possono vedere o toccare (in modo limitato e con i guanti) le persone senza la tuta protettiva.
 La macchina, attraverso degli occhiali, riproduce l’immagine di un sim, personaggio virtuale, secondo i gusti della persona e attraverso una stimolazione meccanica e ormonale si cerca di appagare gli impulsi sessuali degli abitanti di San Angel.

La prima scena che ci troviamo davanti è l’incontro tra Keith e il suo paziente Aiden: ad ogni seduta l’attrazione nascosta tra i due si cela dietro alle frecciatine del paziente verso l’imbarazzo di Keith.
Ci sono confini che non dovrebbero essere oltrepassati tra tecnico sim e paziente, ma ad aggravare la situazione è la legge che sorveglia ogni locale della città nuova per impedire alle persone di sfiorarsi.

Le ultime notizie parlano di altri arresti di persone nei locali senza rete, dove all’interno non sono sorvegliati dalla rete di sicurezza e si pratica il sesso pelle a pelle.
Keith non dovrebbe neanche pensare di recarsi in uno di quei posti, dato che è un reato, e tanto meno dovrebbe desiderare di toccare anche sono una volta la pelle di Aiden.
Non è ignaro dei sentimenti che Aiden prova per lui ed è questo che lo spinge ad avventurarsi insieme a lui verso la parte della città vecchia, dove ci sono i locali wireless.

Un romanzo unico, avvincente, avventuroso ed appassionante.

La ricerca di aggettivi per descrivere questo romanzo è stata difficile, ma in questi vi trovo molteplici significati che rappresentano al meglio la descrizione di questo libro.
“Wireless” non è un romanzo che si può raccontare per trarne tutte le sfumature che l’autrice ha tessuto nella trama, bisogna leggerlo per lasciarsi andare e trattenere il respiro ad ogni capitolo.
Se c’è un punto che mi ha colpito in particolare è la sottigliezza con la quale si può paragonare il nostro vivere odierno, con quello che il romanzo presenta come tabù in un futuro prossimo.
Spesso il tatto è uno sensi sottovalutato in una persona. Lasciamo spazio agli occhi ed al sapore dei baci, ma perdiamo la preziosità dei gesti, anche comuni.
Stringere la mano di una persona, oppure sfiorarla senza pensarci; mettiamo da parte i gesti di quando si fa l’amore con il proprio partner, parliamo della normale quotidianità.
Il calore di una carezza quando non ce l’aspettiamo. La dolcezza di un dito di quando entrambi stiamo per prendere lo stesso oggetto, oppure, dare il cinque per quando qualcosa va alla perfezione.
Se è nei piccoli gesti che nasce l’amore, allora siamo una generazione che non lascia spazio ai sentimenti di crescere. Sfido chiunque a dire di avere più contatti umani, rispetto a quelli con lo schermo del cellulare; sono il primo di tutti voi ad ammetterlo, ma forse, in fondo, il capolavoro della Witt dovrebbe darci anche un senso critico di riscoprire i gesti più comuni del tatto, lasciar spazio al calore di andare oltre allo sfiorarsi di pelle contro pelle.

Ho amato questo romanzo come pochi, mi piace trovare delle sottigliezze oltre alla storia principale, se c’è qualcosa che non lascia delusi è l’amore che si sprigiona nei contatti tra Keith e Aiden.
Avevo come l’impressione che sotto i miei polpastrelli potessi provare quell’amore che li ha avvolti fin dai primi contatti.

Amate. Amate sempre, come fosse di vitale importanza, fino all’ultimo tocco.

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