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Recensione: “Taken ( #2 Dark Lover Series)” di Amélie 2

COSA SUCCEDE QUANDO ALL’OSSESSIONE SI ASSOCIA LA SETE DI VENDETTA?

Quando Luana Davies apre gli occhi, si ritrova incatenata a un letto, in una cella sporca, fredda e scarsamente illuminata. Sebbene sia ancora intontita, i ricordi riaffiorano subito nella sua mente: Adrian si è presentato al Coffee Hour mentre era da sola, l’ha drogata e rapita, facendo poi esplodere il locale per convincere tutti della sua morte. 
«Da ora in avanti, vivrai soltanto per me. Nessuno verrà a cercarti. Nessuno verrà a salvarti. Nessuno ti porterà via da me. Sei mia, Luana».
 
Queste sono state le parole di Adrian prima che lei svenisse. Quando lui entra nella cella, bellissimo e perfido come non mai, le rivela che non si trovano più a Londra, ma in Germania, nel suo castello sull’isola berlinese di Pfaueninsel. Luana, dunque, è costretta a vivere come una prigioniera, alla completa mercé di un uomo che disprezza con tutta se stessa e lontana dalla sua casa e dalle persone che più ama. Adrian ha scoperto che la sua famiglia è legata a doppio filo a quella biologica di Luana e ritiene la ragazza responsabile di un tragico evento del passato che ha segnato definitivamente la sua vita. È vendetta ciò che cerca e non troverà pace finché non l’avrà ottenuta. Luana diventa così il nutrimento di un’ossessione malata, che è ancora viva come il primo giorno, e anche l’unico mezzo per chiudere con il passato e sperare in un futuro migliore. Lei è tutto ciò di cui ha bisogno. Luana comprende subito che l’unico modo per salvarsi e tornare alla vita di prima, è trovare dei punti deboli in Adrian e sfruttarli. I due, quindi, ingaggiano una dura lotta, che li costringerà a confrontarsi giorno dopo giorno e a sentirsi sempre più vicini, malgrado tutto. Chi dei due ne uscirà vincitore? Sarà Adrian, lo spietato carnefice, o Luana, la coraggiosa vittima? Taken è il secondo dei quattro volumi che compongono la ‘Dark Love’ Series, iniziata con Stalked.

Siamo giunti al secondo capitolo di questa serie accattivante e deliziosamente priva di scrupoli, con Luana che si ritrova incatenata e rinchiusa in un’arida stanza di un castello situato in Germania, la dimora della tragica infanzia di Adrian, un luogo così denso di oscuri ricordi da infiammare di nuovo il tormento interiore di quel perfido carceriere.

L’Adrian Hamilton che incontriamo in questo libro è il solito carnefice malvagio e depravato che avevamo conosciuto nel volume precedente, con l’aggiunta inaspettata di un feroce bisogno di vendetta: un uomo, sempre se così si possa definire, talmente subdolo da arrivare a inscenare la morte di Luana per cancellare le tracce della sua esistenza dal mondo intero, talmente sadico che la sofferenza altrui diventa folle nutrimento per il suo ego malato, alimentandolo in un modo che definire osceno sarebbe un eufemismo. Egli brama soprattutto il dolore di Luana, quello fisico e quello dell’anima, una forma di rivalsa che dovrebbe rinvigorire Adrian ogni giorno di più, ma in realtà non fa altro che saziarlo nell’immediato, per poi renderlo ancora più affamato, bisognoso e ossessionato dalla sua innocente preda, come una sorta di dipendenza illogica e morbosa da una droga fatta di carne e ossa.

Ma Adrian Hamilton non è soltanto questo. No, neanche per sogno. Adrian Hamilton stavolta appare come un personaggio molto più complesso, un muro tetro in cui, grazie alla tenacia e alla dolcezza di Luana, si iniziano a formare le prime minuscole crepe, attraverso le quali possiamo scorgere stralci di umanità e di disperazione totalmente inaspettati. E capaci di scatenare in me un’ondata di tenerezza che mai – e sottolineo la parola “mai” – avrei potuto pensare di poter provare nei suoi confronti. Ed ecco che, a poco a poco, assimiliamo anche noi pezzetti del suo passato che ci fanno comprendere perché Adrian si sia trasformato in un mostro di siffatta specie, che, dietro la maschera di feroce carnefice, nasconde un uomo dall’animo fragile e un bambino dal cuore che sanguina.

«Tutti meritano un po’ di gentilezza.»

«Anche i mostri come me?» sussurra, accarezzandomi la guancia con riverenza.

«Soprattutto i mostri come te.»

Perciò ho finalmente capito Adrian Hamilton. Sì, l’ho compreso… ma ciò non significa che io abbia approvato o giustificato i comportamenti scellerati con cui devasta la povera Luana. Atteggiamenti violenti, umilianti e deplorevoli, di sicuro inadatti a un pubblico di lettrici che possiedono menti troppo delicate e sensibili.

E così arriviamo a lei, Luana Davies, che in questo libro è stata a dir poco superba. Magnifica. Fiera. Coraggiosa. Dotata di una dignità e una forza d’animo che gran parte delle protagoniste di erotici o di dark romance si sognerebbero a chilometri di distanza.

Una fanciulla che, pur di sopravvivere, si piega ma non si spezza, si dimostra una brava attrice tanto quanto lo è il suo aguzzino e combatte senza arrendersi mai, senza mostrarsi mai succube, senza permettere ai sentimenti che inizia a provare per il suo carceriere di trasformarla in un essere smidollato e privo di amor proprio.

Sentimenti che spiazzano lei e iniziano a far vacillare persino lui.

Ma l’attrazione viscerale, il bisogno ossessivo e piccoli stralci di tenerezza sono sufficienti ad annientare una sete di vendetta agghiacciante come quella di Adrian? Sono sufficienti a risanare le ferite di un animo lacerato da anni di rancore e di tormento?

Non risponderò a questa domanda, né ora né mai. Perché vi toglierei il gusto della lettura di una storia torbida e accattivante e priverei il vostro palato di un sapore dolce-amaro.

Quello delle emozioni travolgenti che questo romanzo ha scatenato in me.

E che, sono sicurissima, scatenerà anche in voi.

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Voto Nikky 4,5

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