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Recensione: “Svegliarsi sposati Serie: Wake up Married #1” di Leta Blake

Unitevi alla festa in questo vibrante primo capitolo della nuova commedia romantica seriale dell’autrice best seller Leta Blake e della debuttante Alice Griffiths!
Dopo una notte di sesso bollente da ubriachi a Las Vegas, Will Patterson e il dottor Patrick, due sconosciuti, si svegliano sposati. Un divorzio frettoloso sembrerebbe l’ovvia via di uscita… a meno che non siate l’erede di un boss mafioso ferventemente cattolico, con una posizione drasticamente rigida sulla santità del matrimonio.
Stretti fra l’incudine e il martello, a Will e Patrick non piace né la situazione né l’altro, ma devono fare del loro meglio almeno fino a quando non troveranno il modo di uscire dal matrimonio. Per assicurarsi che il fondo fiduciario su cui si basa la fondazione benefica di Will non venga revocato dal nonno mafioso, lui e Patrick viaggiano fino alla città di Will, Healing nel sud Dakota, fingendo di essere due sposini novelli nel turbine del proprio amore a prima vista.
A complicare il loro progetto ci sono gli irrisolti sentimenti di Will verso il suo anche troppo recente ex fidanzato Ryan e il desiderio di Patrick di ritornare all’unica cosa che per lui è veramente importante: la neurochirurgia. Riusciranno a imbrogliare tutti? Oppure la mafia avrà il sentore che il matrimonio è falso? Buttate nel mix anche la loro attrazione bollente e le scommesse sono aperte!

Will e Patrik, dopo una notte altamente alcolica a Las Vegas, si risvegliano confusi e aggrovigliati nello stesso letto. Quando individuano le fedi ai loro anulari, iniziano a ricordare cosa è successo nella notte, o almeno inizia a ricordalo Patrik.

Will, ex alcolista diabetico, si è recato a Las Vegas in occasione di un convegno di neurochirurgia per trovare possibili collaborazioni per il suo centro no-profit; purtroppo mentre è al bar per prendere contatti riceve una telefonata: il suo fidanzato Rayan ha deciso di lasciarlo.
Si sa che l’occasione fa l’uomo ladro e la disperazione certo non aiuta, ecco quindi che beve per superare lo shock, ed è il momento in cui viene abbordato da Patrick, anche lui alticcio. La notte è di fuoco e per Will, che ha avuto un solo amante, il tutto è abbastanza sconcertante. Non solo il suo centro è stato aperto con i soldi della famiglia paterna, ma il lascito ha clausole molto precise: in caso di matrimonio non potrà divorziare, pena la perdita del fondo… la cosa si fa ancora più seria se si pensa che il padre è un boss mafioso.
Patrick, neurochirurgo sbruffone e arrogante, riesce a farsi licenziare dal suo capo quando questi piomba in camera dei ragazzi, eppure era lì per poter avere una promozione e diventare caporeparto. Lui non vuole proprio rimanere sposato, ma capendo il problema di Will si rende disponibile ad aspettare per cercare una soluzione. Perciò, si reca nel paese di quest’ultimo, dove, volendo, potrebbe iniziare a lavorare nel neo-reparto di neurochirurgia.
Will si rivolgerà alla nonna paterna per vedere se, grazie alla sua influenza e ai suoi agganci, potrà trovare una scappatoia ai vincoli stringenti del lascito. Altro passo fondamentale sarà quello di comunicare e spiegare a sua madre quanto successo, ma i due si addormentano e sarà proprio una telefonata della donna a svegliarli.

Se la personalità di Will, fondamentalmente un bambinone con il cuore d’oro, ma succube di una relazione malata di dipendenza psicologica, e una famiglia alquanto ingombrante sulle spalle, in questa prima parte della storia è ben delineata. Quella di Patrick, invece, rimane tutta da scoprire: è sì arrogante e impaziente, ma verso Will ha degli slanci di premura tali che viene da pensare che la sua sia solo una maschera che mostra al mondo e agli altri. Tuttavia, la sua storia non è ancora svelata, anche se ci viene detto che il padre era un alcolista e sicuramente la curiosità sul personaggio persiste.
Quando il libro si interrompe, nulla è stato risolto e tutto rimane nel limbo dell’incertezza: Patrik non ha ancora visitato il reparto di neurochirurgia, non sappiamo se la nonna riuscirà a trovare l’agognata scappatoia e i due sono ancora sul “chi va là” nella loro relazione.
In sostanza, è come se ci trovassimo davanti alla premessa della storia non ancora decollata: ci vengono presentati i commedianti e lo scenario, ma tutto deve ancora succedere (non si fa!).
Questo strappo senza un minimo di finale in attesa del seguito lo trovo veramente indigesto… ahimè, nell’era digitale è un’usanza che ha preso piede, ma il fatto che sia cosa comunemente diffusa non me la rende più gradita. È un vero peccato, in quanto le premesse ci sono tutte: la vicenda è carina, la scrittura è scoppiettante, non ci si annoia mai e le idiosincrasie dei protagonisti, per quanto esasperate ed esagerate, li rendono umani ed esilaranti. Il “non finale” lascia però l’amaro in bocca (ribadisco!). I finali aperti sono i benvenuti, ma se si decide di “spezzare” una storia, un minimo di sforzo per creare almeno una parvenza di conclusione, sebbene con molteplici soluzioni possibili, è a mio parere indispensabile.
Altro elemento disturbante riguarda alcuni piccoli refusi che, se all’interno della storia quasi non si notano, trovarne uno nella primissima frase fa un po’ effetto “unghie sulla lavagna”.
Detto questo, la storia ha del potenziale, i ritmi comici sono buoni e le caratterizzazioni dei due protagonisti ne promettono delle belle, per questo motivo ritengo comunque che valga la pena di leggerlo, soprattutto se a differenza mia non siete schizzinosi sui “finali-non-finali”.

 

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