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Recensione: “Stars – Noi stelle cadenti” di Anna Todd (The Brightest Star Series #1)

Buongiorno Fenici! Oggi Dada scrive per noi la sua prima recensione, e ci parla di “Stars – Noi stelle cadenti” di Anna Todd 

KARINA e KAEL. Due anime in cerca di un’orbita. Un incontro destinato a incendiare il cielo.

Karina ha vent’anni, ma ha già imparato sulla propria pelle quanto la vita possa essere complicata e le relazioni fragili. Per questo, dopo il divorzio dei genitori e anni di traslochi da una città all’altra per via del lavoro del padre, ora è in cerca con tutte le sue forze di certezze e stabilità. Per ricominciare ha scelto un lavoro tranquillo e un piccolo appartamento, bisognoso di qualche riparazione, come il suo cuore, che da tempo si è decisa a non ascoltare. Un giorno, però, incontra Kael, che l’attira a sé con i suoi modi gentili e rassicuranti. Kael è riservato, paziente e un ottimo ascoltatore. Quando è con lui, i dubbi e le insicurezze di Karina si dissipano e il rumore della sua vita caotica sembra magicamente affievolirsi. Ma Kael non è quello che sembra. C’è qualcosa sotto quella facciata calma e rasserenante, uno spirito ribelle, che non sa stare dentro schemi troppo rigidi. Per Karina, però, è ormai troppo tardi e, nonostante la sua ostinata resistenza, si trova coinvolta in un nuovo vortice, in un nuovo mondo ancora più oscuro del suo, e pieno di passione.

 

Salve Fenici!

Sto per parlarvi di Stars. Noi stelle cadenti, primo volume della The Brightest Star Series, la nuova serie dell’autrice statunitense bestseller Anna Todd.

Premessa: non ho letto la famosissima serie After… ma non lo rimpiango, se il livello è il medesimo di questo libro.

Ci sono troppe cose che non mi hanno convinta. Ma andiamo con ordine. La protagonista del libro è Karina, una giovane donna, che sin da piccola ha vissuto in basi militari. Suo padre è un soldato e il rapporto tra i due non è idilliaco. La ragazza si sente continuamente paragonata al gemello e alla matrigna; questo, da un lato l’ha spinta a cercare l’indipendenza dalla famiglia, dall’altro ha contribuito a renderla molto insicura.

Il nostro lui, invece, si chiama Kael. È un giovane soldato taciturno e introverso, tornato da poco dall’Afganistan.

Nel capitolo di apertura siamo nel 2019 (due anni più avanti rispetto al 2017, che è l’anno di riferimento delle vicende narrate in seguito), Karina attende nervosa l’arrivo di Kael. Si sono dati appuntamento per evitare un incontro imbarazzante al funerale che si terrà l’indomani, ma non ci è dato sapere di chi è il funerale, e non lo scopriremo neppure al termine del libro. Ciò che traspare però è l’estrema insicurezza della protagonista, la sua ansia e la necessità di frenare i ricordi che le procura quell’incontro.

Per la quarta volta oggi sento il panico salirmi dallo stomaco e mi rendo conto che ogni volta che immagino il nostro incontro lo vedo con gli occhi della prima volta. Non ho idea di quale versione di lui mi si presenterà davanti. Non lo vedo dall’inverno scorso e non so più chi sia. Ma in realtà l’ho mai saputo?

Null’altro viene rivelato. Devo confessare che ho apprezzato l’idea di un flashforward iniziale, perché ha acceso la mia curiosità e mi ha spinto a proseguire.

Nel capitolo successivo siamo invece nel 2017. Karina ha vent’anni e si occupa di massoterapia presso un centro benessere. Le sue giornate si svolgono secondo la stessa routine: spesa, lavoro, casa. Non ha amici, se si esclude Elodie, una ragazza francese, sposata con un soldato e in dolce attesa, che oltre a essere sua collega, è anche sua coinquilina. E qui mi sono domandata: perché una ragazza sposata con un soldato dovrebbe vivere in casa di un’estranea anziché in un appartamento nella base militare? Mi è sembrata una forzatura: il personaggio non dovrebbe essere lì ma c’è. Proseguendo ho infatti scoperto che rappresenterà l’anello di collegamento iniziale tra i due protagonisti.

Ma andiamo avanti. È proprio grazie a un ritardo dell’amica, che Karina conosce Kael. Questo soldato taciturno si sottopone a un suo massaggio e poi va via, proferendo giusto un paio di parole. Tornata a casa alla fine del turno, Karina trova quel cliente a casa sua. Scopre infatti che è un commilitone del marito di Elodie e la ragazza chiede a Karina di poterlo ospitare per qualche giorno. Nella narrazione, la figura di Kael resta sullo sfondo: non parla ed è come se non ci fosse. Se l’intento della scrittrice era quello di creare un personaggio interessante e complicato, ritengo abbia fallito. Kael appare troppo ermetico, un tipo “strano” più che intrigante, e così sarà per buona parte del libro.

Da qui in poi la narrazione subisce come una battuta d’arresto. Accadono solo due vicende rilevanti (che non intendo raccontare nel dettaglio per non spoilerare l’intero libro) che mi hanno annoiata all’inverosimile. Mi chiedo come si possano dedicare ben quattordici capitoli per parlare di una festa a cui non accade nulla di importante!

Dobbiamo attendere il settanta per cento del libro prima che la storia cominci a scorrere nuovamente, ma ciò avviene a un ritmo troppo veloce: i protagonisti passano da conoscenti a profondamente innamorati (ma il lettore non vive questa evoluzione) e vengono a galla segreti, buttati lì di sana pianta visto che in precedenza non ci sono avvisaglie di ciò che succederà.

Che dire, questo libro mi ha profondamente deluso. Non ho apprezzato lo stile dell’autrice, con i suoi capitoli troppo corti e la leggerezza con cui ha descritto fisicamente i personaggi (figuratevi che ho capito solo a metà libro che il protagonista era di colore e solo perché lo ha esplicitamente dichiarato lui). Ma questo è scusabile, considerato il target a cui si rivolge il libro. A non piacermi è stata la narrazione nel complesso, un castello di incoerenze e forzature sia nella storia che nei personaggi.

 

 

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