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Recensione: “Paradiso Amaro” di Autumn Saper

Buongiorno Fenici, oggi Nayeli ci parla di “Paradiso Amaro” di Autumn Saper

Elias Montgomery non torna a casa da anni. Nasconde la sua omosessualità sin dall’adolescenza e non ha mai trovato il coraggio di confessarla ai suoi genitori. Quando però suo padre Ethan muore, a distanza di neanche sette mesi dalla madre, Elias si trova costretto a tornare in Texas per organizzare il funerale e capire cosa fare del ranch.

Pensa di potersi occupare di tutte le incombenze in poco tempo e di tornare alla sua vita a Oklahoma City, ma la vita ha altri piani per lui.

Complici delle lettere e delle verità venute alla luce dopo quasi quarant’anni, Elias si troverà non solo a fare i conti con esse, ma anche con i suoi sentimenti e una rivelazione inaspettata che gli toglierà tutte le certezze. L’unico ad avere le risposte sembra essere zio Levi, ma saprà accettare quello che l’uomo ha da dire?

Purtroppo è impossibile impostare questa recensione senza fare spoiler, per cui avviso fin d’ora che quello che dirò potrà contenere *anticipazioni*, per il fatto che il vero protagonista di questa storia non è Elias, ma suo padre.

La trama è incentrata su due personaggi di cui uno non è più in vita, pertanto è necessario farlo rivivere attraverso i ricordi del figlio e di ricostruire la sua storia d’amore attraverso indagini, lettere e interviste. Per quanto tutto sia ben orchestrato, credo che l’autrice abbia abusato dei flashback informativi e caratterizzativi, che scattano ogni volta in cui il figlio inciampa in un oggetto/amico/gesto legato alla sua infanzia. Questo da un lato ha il pregio di farci immergere a 360 gradi nella storia e nella famiglia in cui Elias è cresciuto, riuscendo a far rivivere personaggi non più esistenti, dall’altro rende l’avanzamento della storia molto pacato, lento, riflessivo, descrittivo, narrato più che vissuto.

Dovette prendere un respiro tremulo per non scoppiare in lacrime. Gli mancava così tanto… Era terribilmente ingiusto che fosse finito tutto così in fretta. Elias avrebbe voluto altro tempo. Avrebbe voluto racimolare il coraggio e tornare a casa. Dire a suo padre tutta la verità. Sentire il suo abbraccio. Vedere il suo sorriso. Sentirlo strepitare di nuovo contro la televisione mentre la sua squadra di baseball preferita commetteva qualche errore a suo avviso imperdonabilmente stupido. Voleva guardarlo ancora in quegli occhi così uguali ai suoi e vedervi riflesso l’imperituro amore che sempre gli aveva dimostrato.

La storia tra il padre di Elias e Levi è un amore di quelli eterni, veri, da anima gemella. È un legame triste ma anche molto forte, romantico. Del resto, malinconia e sdolcinatezza si adattano bene in questo contesto, essendo abbinate al senso di perdita, quindi al rimpianto di non aver vissuto una vita insieme e di non poter godere di un futuro insieme.

Mi manchi. Mi manchi così tanto che non so nemmeno più se sono vivo. Mi manchi a tal punto da soffocare. L’aria sembra viziata, pesante. Il sole sembra spento. Le stelle meno luminose. Le giornate più lunghe. Le notti infinite. Il letto freddo. La casa silenziosa. Il cuore vuoto.

Tutto quello che eri è scomparso.

A questa trama principale, si abbina una storia d’amore secondaria che però nasce e si conclude in modo rapidissimo: quella di Elias che, risvegliato dalle parole del padre, capisce che l’amore va goduto in ogni momento senza farsi bloccare dall’orgoglio o altre stupidaggini. Ho trovato questa parte affrettata e non mi ha convinta molto la forzatura di voler inserire un personaggio simile al padre nel ruolo di figlio. Mi spiego.

Premetto che non ho avuto l’occasione di leggere il racconto precedente a cui questo si aggancia, per cui non so quali vincoli avesse l’autrice nel momento in cui ha definito i personaggi e la trama, in ogni caso storco sempre il naso quando in un M/M la totalità dei personaggi ha tendenza omosessuale, ignorando così l’altra metà della sfera sentimentale. Lo trovo poco realistico e limita la complessità della problematica dell’accettazione. In questo caso particolare, inoltre, si aggiunge la casualità davvero rara di una sorta di “ereditarietà” della tendenza sessuale, che potrebbe assecondare (certamente in modo non voluto) delle teorie del tutto campate in aria.

Aveva vissuto decenni della sua vita arrancando in avanti mentre il suo cuore lo trascinava indietro. Era stato alla deriva per un’infinità di tempo e solo allora, stretto tra quelle braccia forti e così familiari, capì quanto si fosse sentito perso.

Vista la secondarietà del personaggio di Elias e della sua vita sentimentale, e considerando anche il modo affrettato in cui questa sottotrama viene liquidata, personalmente avrei inserito una figlia femmina o un maschio etero, giocando magari su altri fattori per giustificare le medesime vicende, mantenendo la trama sugli stessi sviluppi e sulle stesse difficoltà psicologiche nell’accettare un segreto così a lungo nascosto, il rimpianto di non aver confessato parte della propria vita al padre prima della morte, il bisogno di accettazione del figlio nei confronti del padre e viceversa.

L’Amore.

Adesso Elias cominciava a capire cosa fosse davvero. Quanto quella gemma fosse splendente e rara. Quanto bisognasse metterci tutta l’anima per far sì che niente potesse distruggerlo.

Concludo con l’annotazione che si tratta di un racconto del tutto casto, da qui una fiamma sola. Lo stile è molto buono, la lettura scorrevole, corretta e piacevole, per quanto possa esserlo una storia che non è a lieto fine.

Avrei voluto solo un altro po’ di tempo. Per fare l’amore. Per dirlo a tuo figlio. Per stringerti. Stringerti, stringerti, stringerti…

 

 

 

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