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Recensione: “Oscuro” di Marilena Barbagallo

 

Trama arancio

 

Sei viva, respiri, provi a muoverti, ma non puoi. Sei legata in un letto e non ricordi cosa sia successo. Cosa proveresti se ti svegliassi imprigionata? Cosa faresti se la tua prima immagine fosse quella di Amir Shakib? Questo è ciò che accade a Lena Morozov, prelevata con la forza dal Settore Zero per portare a termine una missione a lei sconosciuta. Amir Shakib è pura oscurità, è marcio dentro, conosce il dolore, ma non lo sente più. Nessuno meglio di lui è capace di isolare le emozioni, annientare un’anima, sbriciolarla tra le dita e ricostruirla a sua immagine. Così le vite di Lena e Amir si incrociano. Lui è il suo Maestro e lei è la sua allieva. Lei cerca di resistere, lui deve spezzarla. Ma quando Amir riesce a entrarle nella mente, Lena non si aspetta di dover combattere anche contro la brama oscura, il desiderio di avvicinarsi al proibito, a colui che distrugge qualunque cosa tocchi. Lena sa che è sbagliato, ma ne è attratta, Amir sa che non deve, ma vuole. Insegnarle a sopravvivere, sarà l’obbiettivo, tenerla con sé, l’unico desiderio.

Recensione arancio

 

Marilena Barbagallo maneggia l’oscurità come fosse un pezzo di pongo. La manipola, la compatta, la stende, la divide, le dà una forma ben precisa… insomma, la modella secondo il suo volere.

E con questo libro l’ha rifatto di nuovo in un modo maledettamente sublime.

Chi è Lena Morozov? È una ragazza di ventitré anni che viene rapita, strappata alla sua vita e imprigionata nel Settore Zero, un’organizzazione segreta radicata nelle profondità di Kabul e che da anni presta servizio per il migliore offerente, sia che si tratti di strutture governative, sia che si tratti di cellule terroristiche.

La missione di Lena consiste nel perdere completamente la propria identità per acquistarne una nuova, diventare una spia, un soldato, una pedina in un gioco misterioso e pericoloso, un incarico i cui dettagli si riveleranno a poco a poco in un modo assolutamente sconcertante.

Ma la minaccia più terribile per Lena non è il Settore Zero. Non sono i suoi folli e insidiosi progetti. No, la minaccia più terrificante si chiama Amir Shakib ed è l’agente incaricato di addestrarla, forgiarla e temprarla in un modo che rasenta i limiti del disumano.

Come un crudele maestro, come uno spietato manipolatore, come un male che mette radici nella mente”, come un veleno che ti fotte il corpo e il cervello. Perché anche il suo corpo e il suo cervello sono stati fottuti quando era solo un ragazzino.

E l’ordine che Amir riceve nei confronti di Lena è soltanto uno:

svuotala e riempila come solo tu sai fare.”

E lui ci prova, altroché se ci prova. Ma non ha messo in conto il fatto che la sua allieva non è una vittima inerme, non è un agnellino ingenuo e malleabile. No, nel modo più assoluto. Lei lo sfida, lo provoca, lei non tiene la bocca chiusa, lei lo istiga alla violenza.

“Lei è insignificante, lei è fastidiosamente attraente”.

Lena rende Amir ingordo di lei.

Amir rende Lena ingorda di lui.

E insieme hanno reso me dannatamente avida e bramosa di entrambi.

Ma se pensate che il carnefice sia solo Amir, vi sbagliate di grosso. Oh, non avete idea di quanto vi sbagliate. Perché a un certo punto i ruoli si mescolano alla perfezione e non riesci più a capire chi sia la preda e chi il predatore, chi sia l’allievo e chi il maestro, chi dei due sia la dannazione e chi l’ancora di salvezza per l’altro.

Vedremo, alla fine dei giochi, chi dei due sarà spezzato.”

Entrambi lottano, entrambi si piegano, entrambi si feriscono a morte nel corpo e nell’anima, entrambi si annientano con le sole armi che conoscono, mai convenzionali, mai pietose, sempre dannatamente sleali e cruente.

E ci sbattono in faccia la loro guerra sporca, impura e senza esclusione di colpi, fatta di sangue e lacrime, di violenza e irrazionalità, di una possessività animale e di una dolcezza che avvelena il cuore… ma allo stesso tempo cancella tutto il male di un passato immondo.

Una guerra che ti sfianca, ti prosciuga, ti incrina e poi ti spezza insieme a loro.

E ti accende come un fiammifero, perché la lussuria impregna ogni angolo di questa dannatissima storia. È ovunque, e tu la respiri a pieni polmoni. Volente o nolente.

Lui dice:

Lena mi scorre nelle vene…”

Lei dice:

Amir mi scorre nelle vene…”

E io dico che entrambi scorrono nelle MIE di vene.

Accidenti a te, Marilena Barbagallo. Accidenti a te.

Come si fa a suscitare una tenerezza straziante anche in mezzo al dolore più brutale e al tormento più perverso? Come si fa?

Amir Shakib è un Maestro. Ma lo è ancora di più la donna che l’ha creato.

Una scrittrice che ci fa amare per forza un amore disperato e un po’ sporco.

Che ci insegna a guardare una guerra con gli occhi di chi sta dall’altra parte, giusta o sbagliata che sia. Perché il sangue resta comunque rosso. E un’anima dannata resta comunque nera.

Che trasforma una missione di morte in una sconvolgente riscoperta di sé stessi.

Una scrittrice oscura, che materializza una storia altrettanto oscura dai meandri più bui della sua cupa e oscena genialità.

Ma alla fine dei giochi, un po’ oscura mi sento anch’io, ormai infettata da questo romanzo come fosse un virus… eccitante nella sua malvagità, tossico nella sua follia.

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Recensione a cura di:

Nikky

Editing a cura di:

River

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