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Recensione: “Miss Boswell e Sua Signoria” di Roberta Ciuffi

Care Fenici, oggi Lucia ci parla di “Miss Boswell e Sua Signoria” di Roberta Ciuffi

Sylvester Landon, l’altezzoso e arrogante Visconte Crenshaw, non aspetta altro che il suo detestabile nonno segua il destino dei più per ereditare il titolo di Duca di Moreton, con tenute e palazzi annessi. Nel frattempo, vive al di sopra delle sue possibilità grazie al gioco e alle scommesse. Durante un viaggio in direzione di Dover, la rottura di un assale alla carrozza bagagli lo costringe a fermarsi lungo la strada. La Boar’s Head Inn non è di certo il genere di locanda in cui un personaggio ricercato come lui prenderebbe alloggio di sua volontà e il padrone e i suoi accoliti non hanno proprio un’aria rassicurante. L’unico merito che possa vantare è la presenza di una bella rossa dagli occhi grigio fumo, figliastra del locandiere. Peccato che la ragazza non voglia saperne di lui, anzi, che non mostri la minima deferenza o soggezione per il prestigioso membro del ton che lui ritiene di essere e non si faccia scrupolo di dimostrarglielo. Poco male, in fondo non è che una serva di locanda, forse anche una mezza zingara, e la loro conoscenza non durerà più delle poche ore necessarie a sistemare l’assale… O così dovrebbe essere. Perché quando il fato ci mette lo zampino, talvolta le certezze degli uomini sono destinate a infrangersi… magari su una strada, tra la polvere e i rottami di un costoso calessino. E talvolta l’unica mano che si tende a offrire aiuto è proprio quella di un’irriverente, sarcastica e irrispettosa rossa dagli occhi grigi. A quel punto, cos’altro può avere in serbo, il destino, per questa stravagante coppia? Molto più di quanto si potrebbe immaginare…

Quasi le avesse letto nella mente, lui sollevò le braccia. «Non ho intenzione di aggredirvi. Volevo solo scusarmi per poco prima. Non è mia abitudine allungare le mani sulle donne… a meno che non siano compiacenti.» La frase terminò con un leggero accento interrogativo.

«Be’, io non lo sono.» Si accorse che la distanza tra loro era diminuita. «E non avvicinatevi a me. Ho un coltello nella tasca.»

«Davvero?» La distanza diminuì ancora. «E lo usereste contro di me? Contro un Pari del regno?»

Talitha rise. «Voi sareste un Pari del regno? Non l’avrei detto, dopo avervi visto appollaiato su quel ridicolo calessino come un pappagallo sul trespolo.»

I lineamenti dell’uomo erano in ombra ma, dal modo in cui sussultò, lei capì che il colpo era andato a segno. Doveva essere un tipo vanitoso e poco abituato a essere preso in giro. «Sono Sylvester Landon, Visconte Crenshaw.» La voce era tesa come la corda di un funambolo.

Talitha si chiese quando sarebbe scattata in una frustata e arretrò. «Quanti nomi per un solo uomo. Sono impressionata.»

«E voi? Vi chiamate solo Tilly?»

Lei fece un piccolo inchino, come aveva imparato in casa Parish. «Miss Boswell, per voi.»”

Avevamo conosciuto Sylvester durante la lettura della serie “Gli amori dei Bawden” e, come nelle prime pagine di questo libro, non era risultato molto simpatico. In questo libro lo ritroviamo alle prese con un problema inaspettato: la sua attuale amante vorrebbe diventare la sua Viscontessa, non solo perché è un uomo giovane e affascinante, ma perché suo nonno è anziano e Sylvester è destinato a diventare il nuovo Duca di Moreton. Da anni la salute cagionevole del nonno gli fa intravedere il titolo e le ricchezze che lo accompagnano, ma l’ostinato gentiluomo sembra sempre riprendersi all’ultimo minuto.

Dal momento che i loro rapporti sono pessimi, al giovane non rimane che mantenersi grazie alla rendita di una piccola proprietà ereditata da un lontano parente e al gioco delle carte. Ora però l’odio e l’incapacità di rassegnarsi della Baronessa Powys, che si sente respinta e offesa, lo mette in condizione di doversene andare al più presto da Londra e decide perciò di recarsi a trovare un vecchio amico che non vede da tempo.

Tuttavia, un incidente alla carrozza lo costringe a una tappa imprevista in una locanda di basso livello, dove immediatamente si trova ad avere uno scontro con una focosa ragazza che non sembra tenere in alcun conto il suo titolo nobiliare, e lo ritiene niente più che un damerino pretenzioso e arrogante. Miss Boswell, del resto, ha problemi ben più grandi che assecondare un gentiluomo così maleducato. Ma, dopo una nottata alquanto movimentata che la vede costretta a fuggire, lo ritrova ferito sul ciglio della strada, non può fare a meno di prestargli soccorso. E da quel momento, Sylvester si ritroverà catapultato in un’avventura che gli permetterà di guardare alla sua vita fino a quel momento con altri occhi, scoprendo di aver gettato via tante possibilità di essere migliore. Si accorge di essere diventato un uomo indegno, dimenticando le persone che lo hanno amato davvero, sprecandosi in un’inutile lotta contro un nonno che non l’ha mai amato. Così non gli rimane che decidere che uomo vuole essere davvero.

I personaggi di questo libro sono tratteggiati stupendamente, per quasi tutta la storia il protagonista riesce a non essere del tutto odioso, solamente perché veniamo a conoscenza del suo passato. Di quanto questo nonno privo di affetto, che lo ha sempre solo tollerato, abbia influito sul suo carattere. Sylvester, senza una rendita adeguata, ha usato il gioco per mantenersi nel lusso, senza sfruttare nessuna delle sue doti, rimandando ogni progetto al momento in cui sarebbe diventato Duca.

Quando incontra Miss Boswell per la prima volta, si scontra con una donna che non tiene in nessun conto il suo titolo, ma lo giudica solo per la sua arroganza e maleducazione e che non esita a prenderlo in giro. Del resto Talitha ha da tempo imparato a destreggiarsi nella vita. Di padre nobile e madre zingara, la donna non ha una precisa collocazione nella società. La madre, figlia di un capo Rom, è stata allontanata quando si è innamorata di un nobile che poi è scomparso dalla sua vita, e adesso è sposata con il padrone della locanda in cui Sylvester trova alloggio. Il loro non è sicuramente un matrimonio felice, Walter Kemp è un uomo infido per molti motivi, Talitha si trova spesso nella condizione di doverlo affrontare per proteggersi, e questo è un motivo di attrito fra le due donne.

In un primo momento Jaina appare un personaggio spento, incapace di difendere se stessa e la figlia. Pur di non dover lottare contro suo marito, infatti, preferisce far finta di non vedere, e questo ha permesso all’uomo di fare ogni genere di nefandezze. Eppure nel finale avrà il suo momento di riscatto, ritrovando il suo coraggio e la sua dignità. Ma ci sono molti altri personaggi che meriterebbero una menzione per il peculiare carattere che l’autrice è riuscita a infondergli, compreso il giovane uomo che per essere stato ammaliato da una donna esperta, si ritrova praticamente prigioniero dei suoi stessi famigliari. Per non parlare di un tenero ed esuberante cane che spesso ruba la scena agli umani.

Roberta Ciuffi è una delle regine del romance italiano, sempre molto accurata nella descrizione dei comportamenti della società del tempo, e il suo libro ci permette di vedere qualcosa di diverso dai soliti balli e leziosità del ton. La trama è molto ricca di avvenimenti, i personaggi sono interessanti, i dialoghi sono brillanti e divertenti e il finale riserva una grossa sorpresa che rende il tutto ancora più originale. Insomma, è uno storico di classe, che non deve sfuggire alle amanti del genere e che regala ore davvero piacevoli in sua compagnia.

 

 

 

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