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Recensione “Mietitore d’anime” di Eve Silver (serie Otherkin #1)

Biondo, affascinante, bellissimo, Dagan Krayl è il più potente mietitore d’anime degli Inferi. E da quando l’ha incontrato la prima volta, Roxy Tam non l’ha più dimenticato. Lui le ha salvato la vita, ma senza saperlo, l’ha anche cambiata profondamente, trasformandola in una creatura costretta a nutrirsi di sangue umano. Eppure, chissà perché, non riesce a odiarlo. Anzi, ritrovarsi a combattere su opposti fronti, per svelare il mistero che avvolge la morte di Lokan, fratello di Dagan e come lui, figlio del Signore del Caos, non fa che riaccendere in lei il desiderio. Un desiderio che lui ricambia, e che minaccia di consumarli entrambi.

Il libro di cui vi parlo oggi è Mietitore d’anime, primo volume della serie Otherkin di Eve Silver. Edita da BlueNocturne nel 2011 questa serie è una delle più belle che abbia mai letto. E non sto esagerando. Di ambientazione a cavallo tra l’urban fantasy e il paranormal, si svolge in parte in uno strabiliante Oltretomba Egizio, dalle descrizioni così vivide da lasciare il lettore stupefatto. Agli dei del Pantheon egizio si aggiungono, di volta in volta, alcune divinità appartenenti ad altre religioni, in un caleidoscopio di nomi e descrizioni che è assolutamente incredibile.

Farete la conoscenza dei quattro figli di Surek, Dio del Caos: Dagan, Alastor, Malthus e Lokan. Fatti crescere in famiglie umane, per far loro capire la differenza tra il bene e il male, sono Mietitori d’Anime, cioè incaricati di prelevare le anime nere degli uomini malvagi che, con le loro nefandezze, nutrono il potere del padre. Quanto più l’anima è malvagia, tanto più il padre è soddisfatto del loro lavoro. Essi sono tutti semidei, in quanto figli di madri umane. Dalla parte materna, e grazie all’influenza delle famiglie che li hanno ospitati, hanno imparato amore e compassione, e la scoperta di essere non umani, contemporanea all’abbandono degli affetti terreni, li ha molto provati.

La storia del primo libro ha come protagonisti Dagan Krayl, figlio maggiore di Sutek e Roxy Tam, giovane donna che rimarrà profondamente segnata dal loro incontro. Con l’intento di salvarla, infatti, Dagan la trasforma in un essere dipendente dal sangue, il prana, per poi abbandonarla. La loro storia è un rincorrersi continuo, sia sul piano fisico che su quello onirico, che regala al lettore scene di azione ma anche di intenso erotismo.

Ma l’aspetto più incredibile dell’intera trama è legato alla figura di Lokan, figlio minore e fratello adorato: viene ucciso da nemici sconosciuti che, con macabra crudeltà, recapitano a Sutek un pezzo della sua pelle, per dimostrarne la morte.

Tutti i libri diventano quindi, in un continuum da un volume all’altro, un’incredibile e misteriosa indagine che cerca di scoprire perché Lokan è stato ucciso e, soprattutto, da chi. In un crescendo di ansia e adrenalina, i tre fratelli ancora in vita uniscono le loro forze per dare un volto al colpevole e vendicare l’amato Lokan.

Dagan, dei quattro fratelli, è il più duro: freddo, calcolatore, prepotente e sicuro della sua forza. A lui Alastor e Malthus si affidano in quanto primogenito del padre. È un personaggio descritto magnificamente, che si fonde alla perfezione con il carattere di Roxy, una donna fortissima.

Tra il primo incontro con Dagan e la storia narrata passano 11 anni, durante i quali cresce come donna “speciale”, mai arresa alla nuova condizione a cui la vita l’ha costretta. Una di quelle eroine senza rimpianti, una donna d’azione a cui però non manca profondità di sentimenti e un’ironia pungente. Tiene testa a Dagan in una maniera favolosa per tutto lo svolgere della storia.

«Ti ricordi di me?» le chiese.

Che domanda cretina. «Sì, che mi ricordo di te, mezzosangue. Mietitore.» Ricordo tutto. Le grida. I cadaveri. Il sangue. Il terrore.

La gratitudine che la sopraffaceva perché l’aveva lasciata viva, perché, anche se in un modo alquanto contorto, era stato persino gentile.

Ricordava il suono della sua voce. L’odore della sua pelle. La sensazione graffiante delle sue nocche sulla guancia.

Ogni dettaglio.

(…)

«Mietitore» le fece eco lui e lei si maledisse per l’errore. Avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa. «Allora sai chi sono.»

Lei sollevò una spalla. Mentire non aveva senso. Ormai aveva rinunciato ai giochetti. «Mietitore d’anime.»

«Allora sai anche quello che faccio.»

Ah, sì? Tese le mani verso di lui, i palmi sollevati verso l’alto. «Mieti anime?»

Lo sguardo gli cadde sulle labbra e lei avvertì il calore di quegli occhi fino alla punta dei piedi. «Mmh… Vedo che hai ancora una bocca che ti mette nei guai.»

«Immagino di sì.» C’era un sacco di guai in cui la sua bocca poteva cacciarsi. Con lui.

Vi consiglio non solo questo libro, ma l’intera serie The Otherkin: per me sono un must assoluto per tutti gli amanti del fantasy!

recensione a cura di

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Voto di Kiki 4

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