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Recensione: “L’aroma nascosto del tè” di Jamie Ford

Care Fenici, oggi la nostra Emanuela ci parla di “L’aroma nascosto del tè” di Jamie Ford.

Seattle, 1962.

Per Ernest Young la storia sembra destinata a ripetersi. Sono passati più di cinquant’anni dall’ultima volta che ha visitato l’Esposizione universale, ma nulla è cambiato. Oggi come allora c’è il padiglione della lotteria, su cui svetta una bandiera gialla e viola. A Ernest basta vederla stagliarsi nel cielo azzurro per sentirsi di nuovo nel lontano 1909. Per lui, appena sbarcato in America dalla Cina a soli dodici anni, quella bandiera è un simbolo di speranza e libertà. Ma conquistarle non sarà facile. Venduto come premio della lotteria, finisce servitore nella casa di una stravagante signora. Fino a quando, proprio qui, nel più insospettabile dei luoghi, incrocia lo sguardo di una ragazzina pura e innocente: è Fehn e il suo viso dagli inconfondibili tratti giapponesi non gli è nuovo. L’ha incontrata sulla nave che l’ha condotto negli Stati Uniti e se n’è subito innamorato. Perché negli occhi smarriti di Fehn, Ernest legge il suo stesso dolore. Le stesse difficoltà, nate dall’essere diversi. Giorno dopo giorno, avvolti dall’aroma del tè che preparano per gli ospiti della casa, la loro amicizia si trasforma in qualcosa di più. Un amore profondo reso impossibile da quel sogno americano in cui entrambi credevano e che, invece, li ha delusi non mantenendo le promesse. Ernest e Fehn sono costretti a separarsi e a prendere strade diverse. Eppure sono sicuri che il loro sentimento, più forte di tutto, riuscirà a sopravvivere e li aiuterà a ritrovarsi. Ora, a più di cinquant’anni di distanza, Ernest torna là dove tutto è cominciato, nella speranza di ritrovare la sua Fehn, il primo amore che, a dispetto del tempo, sente così vicino da poterlo quasi toccare, e di riprendere la loro storia da dove l’avevano lasciata.

Jamie Ford ci regala un nuovo capolavoro di narrativa, storia e sentimenti che colpiscono il lettore, ne risvegliano l’interesse e la passione per la buona scrittura e per le storie importanti. Romanzo scritto con la consueta perizia e delicatezza, che contraddistingue l’autore, in cui è possibile rintracciarne le origini orientali e la provenienza da una famiglia venuta da lontano, con un bagaglio di dolori e successi strettamente interconnessi.

Il protagonista della nostra storia non è solo Ernst, piccolo bimbo venuto da lontano con ricordi amari e un destino incerto, ma la storia di tre bambini, la cui infanzia è stata strappata, violata e rubata per sempre. I destini dei tre si incroceranno e si uniranno indissolubilmente sin dal principio.

Ernst e Fahn, lui cinese e lei giapponese, si incontrano sulla nave mercantile, che li trasporta come merce di contrabbando a Seattle, e tra loro due nascerà da subito un feeling e un sentimento di affetto che durerà tutta la vita. Poi troviamo Maisie, Margareth, figlia apparentemente fortunata della tenutaria del bordello più in voga della città di Seattle, cresciuta come un gioiello per essere data in pasto al migliore offerente e salvare le sorti della “famiglia”.

Tutti e tre passeranno alcuni anni al Tenderlion, postribolo di lusso, luogo di divertimenti e di intrecci sociali e politici della società che conta nella Seattle degli anni venti e le loro vite proseguiranno con diversi destini fino al 1962.

Ormai Ernst e Fahn stanno insieme da anni, hanno due figlie grandi e realizzate, ma la tragedia non li abbandona presentandosi nella loro vita con una malattia che sconvolgerà la mente di Fahn. Ernst con tutto il suo amore e la sua dedizione curerà sua moglie, aiutandola a ritrovare la salute e la serenità. Le loro strade si incroceranno di nuovo con Maisie, con la quale avverrà l’incontro proprio nel luogo dove tutto era iniziato.

Bellissima la scena finale nella quale tutti e tre si sdraiano vicini sull’erba e ritornano un po’ bambini, recuperando tutto ciò che di bello e puro c’era nella loro amicizia di ragazzi.

Copertina come al solito inadatta e ingannevole!

 

 

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