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Recensione: La nostra storia segreta di Lesley Jones (Serie Carnage Vol.1)

 

 

Lo amo da quando avevo undici anni e l’ho incontrato per la prima volta. Lo amo e niente potrà farmi cambiare idea, io sono sua, il mio cuore è suo e il mio corpo è suo e non importa quante bugie vengano dette, quante persone complottino per separarci, nonostante la notorietà e la distanza, troveremo un modo.
“Georgia Rae, when we made love you used to cry…”. Lui aspetta che io canti la mia parte del brano dei Dire Straits. Trattengo invano un singhiozzo e canto: “I said I love you like the stars above, I’ll love you till I die”.
La nostra storia segreta è un’audace storia d’amore che rompe tutte le regole e va al di là del tempo. La storia di Georgia e Sean resterà con voi per molto tempo dopo aver letto l’ultima pagina. Una lettura emozionante e bollente.

Sono settimane che mi preparo psicologicamente al libro “capolavoro” del mese di Agosto, uno di quelli osannati da tutte le lettrici americane col massimo dei voti e che aspettavo con la bava alla bocca come fosse una torta ipercalorica. Ed è per questo che la delusione è stata come uno schiaffo in faccia a mano aperta.

Se sento ancora definire questo libro un capolavoro giuro che mi viene un rigurgito come quello dei neonati. Perché? Beh, di motivi ce ne sono tantissimi, per cui cercherò di fare una selezione accurata, anche se sofferta.

Iniziamo dalla scelta base della scrittrice, quella di far dipanare la storia di Georgia e Sean lungo un asse temporale di molti anni, balzando da un periodo a quello successivo in modo brusco e repentino, facendomi venire quasi il mal di mare.

Ma questo è nulla in confronto alle assurdità legate all’età dei protagonisti: perché Gia (il soprannome di Georgia) e Sean si incontrano per la prima volta quando lei ha solo 11 anni (e le tette di una pornostar… ci tiene tanto a precisarlo), lui ne ha 13 e tra loro scocca subito la scintilla, grazie alle sensualissime mutande rosa di lei attorcigliata a testa in giù su una staccionata. (E da lì avrei dovuto capire tante cose…) Nasce quindi un sentimento tenero e innocente che negli anni diventerà sempre più vorace e appiccicoso, nonostante gli ostacoli legati alla fama e al successo di Sean quando “Carnage”, la rock band che condivide coi fratelli di Gia, diventa fin troppo popolare e acclamata da fan di tutto il pianeta, nonché da mandrie di giovanissime groupie assatanate, che scorazzano mezze nude come se non avessero genitori al mondo. Mah. Mistero.

Peccato che questi adolescenti (e non parlo solo dei due protagonisti, ma anche di fratelli e amici che gli gravitano attorno) pretendano di ragionare e comportarsi come adulti maturi e navigati. Fanno sesso, fumano, bevono, si drogano, fanno scenate di gelosia, viaggiano in tutto il mondo, convivono, fanno proposte di matrimonio, programmano di avere figli (sembra una vendita all’asta… chi offre di più?) ma in fondo restano sempre dei teenager, che si credono veri uomini e vere donne, ma in realtà stanno solo facendo una figura pietosa. (Ma solo io a quell’età giocavo ancora con la Barbie?)

Soprattutto lei, Georgia, la vera perla di questa storia, il brutto anatroccolo a cui capitano tutte le sfighe più atroci, ma che in realtà si crede uno splendido cigno. Praticamente una delle protagoniste femminili più odiose e irritanti che abbia mai incontrato in un libro. Lei che, dopo aver lasciato Sean per una genialata compiuta dal ragazzo ad una festa (ma era sotto effetto di droga e questo di solito giustifica tutto!) si crogiola per anni nell’autocommiserazione perché è ancora perdutamente innamorata di lui. Ma pur essendo depressa, non resta mica con le mani in mano, perché animata dal motto “mal comune, mezzo gaudio”, inizia a fare sesso con tutti i ragazzi che le capitano sotto tiro, regalandogli orgasmi indimenticabili per poi lasciarli appena si innamorano (inevitabilmente) di lei.

E il primo premio come “stronza” dell’anno va a Georgia!

Ma poi incontra Cam, il trentenne ricco e maturo, proprietario di numerosi locali, un tipo premuroso ed eccitante da morire… ma anche profondamente masochista perché nessun uomo dotato di istinto di autoconservazione (e di un briciolo di amor proprio) inizierebbe una relazione con una ragazzina lunatica e permalosa, che quando parla si esprime come un camionista Portoricano ubriaco e che gli assicura che “starà con lui, ma amerà per sempre un altro”. Perché il cuore di Gia appartiene solo a Sean. (Davvero… mi sto sforzando di far uscire una lacrima, ma niente. Proverò con le cipolle.)

Ma torniamo a Georgia, la regina della coerenza, quella che dice: “amerò solo Sean per tutta la vita ma non posso tornare con lui”, oppure: “Sean non mi fa più nessun effetto, ma appena lo sento nominare svengo come un’idiota”, o ancora: “non voglio stare con Cam, però mi eccito come un mandrillo appena mi guarda.” E non solo… quando scopre che Cameron è un tipo pericoloso, Georgia si arrapa ancora di più! (Stiamo davvero toccando il fondo.)

Ma il meglio deve ancora arrivare, perché le scene “peccaminose” tra Tigre e Micina (quando ha sentito i loro soprannomi la mia libido si è impiccata) hanno la stessa sensualità di una puntata di Peppa Pig e il loro “dirty talking” farebbe venire i brividi persino a Dario Argento.

E poi c’è lui, Sean detto “Maca”, che ogni tanto rispunta fuori come le piattole, il personaggio maschile meno maschio che io conosca, che per 4 anni non ha mai realmente lottato per l’amore folle della sua vita e si è devastato tra sesso, alcool e droghe come se non avesse alternative. Poi, dopo un secolo che non vede o sente Gia, la incontra e cosa le dice? «Ti amo da morire, lasciami spiegare!». No sul serio, dopo 4 anni? Stiamo scherzando? Io mi sarei dimenticata le parole che avevo preparato già dopo una settimana, figuriamoci dopo tutto quel tempo… mi sarei scordata pure il motivo del litigio.

La seconda volta che si incontrano, dopo mesi, quando lei gli finisce per sbaglio tra le braccia, sapete cosa fa lui? Come se niente fosse, le rivolge il tormentone portafortuna che le ripeteva prima di ogni concerto: «Ti amo Georgia Rae, fammi vedere le tette.» Così, d’amblè.

Al posto di Gia, gli avrei mollato uno sventolone che lo faceva rotolare per otto rampe di scale. E invece lei, nonostante la relazione col povero Cam, che cosa fa? Dopo un abbraccio, un bacio, una mezza spiegazione, un bel sesso riparatore e un piantino da parte di entrambi… lo perdona. Ovvio, no?

E Cam? Devo ammettere che Gia ogni tanto qualche senso di colpa nei suoi confronti ce l’ha, ma lo sopprime a suon di sesso sfrenato con Maca. Perciò problema risolto.

Perché, obiettivamente, come si fa a resistere a un “uomo” sensuale come Sean?

«Non andartene. Non voglio rimanere sola.» «Grazie al cazzo, e chi vuole andarsene?»

Oppure: «Piegati sulla scrivania e scopri le chiappe.»

Beh ragazze, dinnanzi a cotanto romanticismo, mi sciolgo come neve al sole.

«Cazzo, vederti col mio sperma in faccia è il panorama più bello che esista.»

(E qui raggiungiamo vette di poesia così sublimi, che anche Leopardi si inchinerebbe sconfitto.)

Chiedo perdono per l’eccessiva lunghezza di questa recensione, ma con una musa ispiratrice come Georgia Rae, non sono riuscita a limitare il mio estro creativo. Tuttavia ho deciso di sintetizzare gli eventi successivi per il vostro bene, perché c’è un limite all’umana sofferenza. Perciò la storia dei nostri “Romeo e Giulietta dei poveri” prosegue tra assalti di giornalisti indemoniati, gelosie di groupie psicopatiche, litigi senza motivo, un Cam sempre più devastato dal suo amore per Gia (come faranno tutti a innamorarsi di questa zoccola, è un mistero. Probabilmente sono i danni al cervello causati dalla droga, se no non si spiega), per poi approdare con un lunghissimo salto temporale a dieci anni dopo (e per questo la scrittrice meriterebbe una standing ovation, perché ci ha evitato altre inutili sofferenze) dove troviamo una Georgia più adulta e ancora più zoccola di prima (sembra umanamente impossibile battere se stessa, eppure c’è riuscita alla grande), con una quantità di tragedie che si moltiplica come il miracolo dei pani e dei pesci fino a farci approdare al drammatico e impensabile epilogo, degna conclusione di un libro completamente assurdo. (E niente, anche stavolta la lacrima non mi scende. Proverò a cacciarmi un dito in un occhio.)

Inutile dire che, nonostante il finale da cardiopalmo (…no, scherzo, era una battuta. La mia frequenza cardiaca non si è alzata di una virgola, anzi sta rallentando fino a darsi la morte da sola per disperazione) non leggerò il seguito di questo libro nemmeno se viene giù l’Onnipotente e mi promette la santificazione eterna.

Errare humanum est, perseverare… (in questo caso)… è pura follia.

Fiamme-Sensualità-hot NUOVE

 

 

Recensione a cura di:

Nikky

 

Editing a cura di:

 

Miky

 

 

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Voto Nikky 1

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