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Recensione: “La Duchessa” di Danielle Steel

Care Fenici, il libro di cui vi parlo oggi si intitola La Duchessa ed è stato scritto da Danielle Steel.

La Duchessa
Progetto grafico a cura di Sweet Fire

L’incomparabile Danielle Steel ci porta in un viaggio indietro nel tempo, tra l’Inghilterra, Parigi e New York, e ci racconta un’incredibile storia di sopravvivenza e liberazione.

Inghilterra, XIX secolo.

Angélique Latham, orfana di madre, cresce nel magnifico castello inglese di Belgrave, circondata dall’amore del padre Phillip, il Duca di Westerfield, e in compagnia dei due fratellastri.

Intelligente, ben istruita e bellissima, a diciotto anni aiuta il genitore a gestire gli affari di famiglia. Ma una grave malattia sorprende Phillip, il quale, sapendo che la legge estromette Angélique dall’eredità, poco prima di morire consegna alla figlia, in gran segreto, un’ingente somma di denaro, allo scopo di proteggerla anche dalle angherie dei fratellastri. La ragazza infatti, poco dopo i funerali, viene cacciata di casa dagli eredi maschi.

Ma quando si cade bisogna sapersi rialzare: per questo Angélique parte alla volta di Parigi e ricomincia da capo. E il destino, si sa, aiuta chi osa: camminando per le strade della capitale, Angélique si imbatte in una giovane prostituta in fuga da un uomo violento. Dopo averle prestato soccorso, un’idea la folgora: con il contributo lasciatole dal padre, aprirà un’elegante casa di piacere. Nasce così Le Boudoir, il luogo prediletto da uomini d’affari, politici e aristocratici, un rifugio sicuro per i più peccaminosi segreti, dove i desideri carnali vengono esauditi da splendide donne protette dalla Duchessa Angélique.
Ma questa nuova vita, sempre sull’orlo dello scandalo, è davvero il riscatto che Angélique cerca?

Durante i mesi trascorsi a Parigi, aveva appreso molte cose sull’umanità: vi erano persone infinitamente migliori di quanto apparissero a tutta prima, e quelle che fingevano di essere buone e poi non lo erano. Aveva conosciuto la forza, i valori e i principi delle donne che avevano lavorato per lei, nonostante quello che facevano per vivere; aveva visto con quanta facilità le persone si tradivano vicendevolmente e aveva capito quanto forti bisognava diventare per sopravvivere. In verità, aveva cominciato a imparare tutte quelle cose da molto prima, fin dalla morte del padre. Chissà quale reazione avrebbe avuto, se fosse stato illuminato sulla vita che conduceva la figlia. Sarebbe stato orgoglioso di com’era riuscita a sopravvivere o profondamente deluso? In cuor suo sperò nella prima ipotesi, anche se vi erano cose per le quali lei stessa non si lodava. Considerate le circostanze, aveva fatto del suo meglio e si augurava che, qualora il padre la stesse guardando dall’alto, riuscisse a comprenderla.

Se la lettura di questo libro è stata una piacevole esperienza, non posso esimermi dal dirvi che ho trovato molte cose impossibili da tacere. La figura della protagonista è molto ben tratteggiata eppure appare fuori luogo e poco aderente al suo personaggio. Angélique è figlia di un Duca e non parlo di una figlia nata fuori dal matrimonio, ma una bambina nata dal secondo matrimonio di un Duca vedovo.

Il Duca di Westerfield dopo la morte della prima moglie, sposata per convenienza e madre dei suoi due figli maschi, si innamora di una giovane francese figlia di un marchese imparentato con la famiglia reale, che ha perso tutto a causa della rivoluzione, ed è stata allevata da una famiglia di nobili inglesi. Purtroppo la giovane duchessa ha perso la vita dopo il parto e Angèlique è stata allevata dal padre che l’ha amata moltissimo, facendola però odiare dai due figli maggiori.

Ben cosciente del loro astio, il Duca consegna ad Angelique denaro e gioielli che le potrebbero servire dopo la sua morte, quando il suo erede prenderà il titolo. E qui ci sono state le mie perplessità più grandi, perché non predisporre una dote come era uso fare per le figlie femmine? Perché non designare un tutore che si prendesse cura della ragazza? Possibile che nella famiglia di un duca e in quella in cui è stata allevata la madre non ci fosse nessuno a cui lasciarla in custodia? E ancora, perché non redigere un contratto di fidanzamento o farla debuttare prima del tempo sapendo che il padre stava per morire? Ma deduco che questo non avrebbe aiutato il dipanarsi della storia.

Se Angélique viene sbalzata in un mondo che non le appartiene, in breve tempo riesce a diventare una bambinaia incredibilmente brava nel destreggiarsi fra ben sei piccoli, anche se è difficile crederlo considerando che ha appena diciotto anni ed è abituata a essere servita; la sua vita riprende una routine che tutto sommato non le dispiace… ma è troppo bella! Quando uno degli ospiti comincia a considerarla più affascinante della padrona di casa, per Angèlique è la fine della vita nella famiglia Ferguson, costretta ad andarsene senza referenze e impossibilitata a trovare un altro lavoro si reca a Parigi, dove per un insieme di circostanze comincia una vita che mai pensava le sarebbe potuta appartenere.

Questa parte parigina è la più bella e interessante del libro, le ragazze che la Duchessa accoglie accanto a sé sono davvero dei bei personaggi e la vita nella casa di piacere viene raccontata molto bene, ma ancora una volta il destino di Duchessa sarà rimesso in messo in gioco da circostanze impreviste e per Angelique ci sarà finalmente la possibilità di ritornare al punto di partenza dopo una vita vissuta intensamente.

Quello descritto dalla Steel è un bel ritratto di donna, però è innegabile che il personaggio appare davvero esagerato, una sorta di piccolo Re Mida capace di grandi imprese, e tutto questo prima dei vent’anni. Anche se ho amato moltissimo le ragazze della casa di piacere, con le loro colorate personalità, e ho trovato dei personaggi davvero intriganti, è nel finale che ho trovato le inesattezze più evidenti, a un certo punto infatti si dice che il Duca sta vendendo la tenuta di famiglia che di solito è strettamente legata al titolo e fa parte dei beni inalienabili.

Per intenderci, è il motivo per cui di solito nei romanzi storici troviamo l’erede di un titolo alla ricerca di una moglie ricca, tante tenute ma non soldi per mantenerle, e nessuna facoltà di poterle vendere. Ma mi sono davvero meravigliata quando, oltre alla tenuta, il Duca ha messo in vendita anche il suo TITOLO per diecimila sterline, cosa che non credo mi sia mai capitato di leggere.

Da un’autrice che ha all’attivo più di cento libri mi aspettavo una coerenza storica più precisa. Va da sé che la scrittura è fluida e piacevole, la Steel sa rendere interessante una trama, ma per quanto mi riguarda le consiglio di lasciare da parte lo storico e proseguire a scrivere romanzi contemporanei, in quanto anche le conversazioni risultano troppo moderne per l’epoca, non basta ambientare una storia nel passato: in Inghilterra ci sono regole precise che regolano titoli e patrimoni e che sono stati rimarcati in centinaia di libri sull’argomento. Non è un brutto libro, ma le amanti del romanzo storico troveranno davvero molte inesattezze che non permettono di goderselo appieno.

 

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