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Recensione: “Sotto il kilt… niente” di Giuditta Ross

 

 

A volte ci sono proposte che non si possono davvero rifiutare. Quando il suo più caro amico ed ex coinquilino dei tempi dell’accademia le chiede di raggiungerlo a Edimburgo, come supporto all’equipe di restauro del Museo Nazionale di Scozia, Amalia Rossetti capisce che è proprio una di quelle occasioni.

L’accoglienza in Scozia non è delle migliori ma, finché può passare le sue giornate in laboratorio con i suoi preziosi reperti, Amalia è nel suo elemento. Non teme il clima e neppure i colleghi saccenti e pusillanimi da rimettere al proprio posto.

Solo una cosa non ha considerato: il capo della sicurezza MacLeod.

Iain MacLeod prende molto sul serio il suo ruolo di capo della sicurezza. Dopo che al museo si è verificata un’esplosione la cui natura resta ancora tutta da definire, gli viene affidato il compito di tenere tutto sotto controllo. E tenere le cose sotto controllo, è proprio quello in cui eccelle.

Nascosto nel suo ufficio bunker, esce solo per intimorire, con la sua stazza considerevole e la sua collaudata espressione da osso duro, le frotte di turisti troppo chiassosi che sciamano nelle sale. Fare rispettare le regole sembrerebbe la sua ragione di vita.

Solo una cosa non ha considerato: la dottoressa Amalia Rossetti.

Buongiorno Fenici! Oggi parliamo di “Sotto il kilt… niente”, un romanzo scritto dalla penna italiana di Giuditta Ross ed edito dalla Triskell.

Dovete sapere che ho una vera e propria ossessione con la Scozia, gli scozzesi e tutto quello che gira intorno a loro, quindi dopo aver letto la trama e soprattutto aver visto la copertina (i miei vivissimi complimenti), non potevo assolutamente farmi scappare questa lettura.

Il punto di forza di questa storia è lo stile dell’autrice, uno stile diretto, senza fronzoli o eccessive descrizioni (cosa che io odio!), carico di dialoghi anche divertenti, ma soprattutto il fatto che ci ha regalato un bel numero di uomini affascinanti, muscolosi e armati, protagonista in primis.

Ma purtroppo devo dire che il libro secondo me ha una piccola – grande pecca (dipende dai vostri gusti personali). È troppo, troppo breve.

Alcune situazioni avrebbero dovuto essere approfondite maggiormente invece si ha la sensazione che siano state affrontate solo parzialmente, ma soprattutto il finale mi ha lasciato con un po’ di amaro in bocca, non perché non sia di quello che piace a me, ma perché l’ho trovato troppo affrettato e approssimativo.

Tutta la storia gira intorno all’attrazione immediata dei nostri protagonisti. Amalia è una dottoressa in archeologia un po’ eccentrica, concentrata esclusivamente sul lavoro e sui reperti di cui si occupa come se fossero figli suoi.

Grazie alla profonda e storica amicizia con Sean, ha finalmente l’opportunità di lavorare presso il Museo Nazionale in Scozia, ed è proprio qui, nei lunghi corridoi carichi di storia, che fa la conoscenza di Iain, il capo della sicurezza, un uomo alto e imponente da cui si sente immediatamente attratta, venendo peraltro ricambiata.

Ma Amalia non ha confidenza con i rapporti uomo – donna, anzi si potrebbe addirittura dire che non li abbia dei rapporti umani e sarà proprio Iain a dover riuscire a scalfire la sua corazza, e lo farà grazie alla sua costanza e intraprendenza. Lasciarsi andare per lei non sarà semplice, essendosi considerata sempre in un certo qual modo “sbagliata”, ma per la prima volta in tutta la sua vita accanto a Iain prova nuove emozioni, nuove sensazioni che la fanno stare bene, che la fanno sentire viva, e lasciarsi andare a lui è l’unica opzione accettabile.

In quell’attimo, accecante come una collisione cosmica, Amalia perse del tutto se stessa.

E in qualche modo non riusciva a sentirne la mancanza.

Nessuna mancanza di sé”

Non mancheranno le gelosie, i misteri, i pericoli che dovevano essere approfonditi.

Perché grazie alla bravura della scrittrice, alla trama e ai personaggi caratterizzati magistralmente, questo avrebbe potuto essere un “signor” libro.

Recensione a cura di:

 

 

 

Review Overview

Voto Miky 3,5

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