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Recensione: “Irresistibile tentazione” di K.C. Lynn (Men of Honor #1)

Care Fenici, oggi Nayeli ci parla di “Irresistibile tentazione” di K.C. Lynn (Men of Honor #1)

Due amici improbabili – l’innocente brava ragazza e il famigerato bad boy. Una sera il destino li ha messi sulla stessa strada e tra loro si è creato un legame tanto saldo da essere indistruttibile, fino alla notte in cui hanno ceduto alla tentazione.

Cinque anni più tardi, Jaxson è tornato per riparare agli errori che ha commesso con l’unica ragazza che per lui abbia mai contato qualcosa. Solo che qualcuno non è felice del suo ritorno, qualcuno che considera Julia come sua, e non si fermerà davanti a nulla per assicurarsi che la cosa resti così – per sempre.

Jaxson dovrà lottare per proteggere Julia, ma dovrà anche fare i conti con i demoni, vecchi e nuovi, che infestano la sua anima, con la morte, la corruzione, la distruzione e la guerra.

Purtroppo quando si comincia una lettura con una cattiva sensazione, è difficile poi apprezzare il resto. È quello che è successo per tutta la prima metà del libro, dove  non mi ha convinto il conflitto centrale, cioè la motivazione che ha giustificato il tira e molla tra i due amici nella friendzone; non ho esattamente capito il motivo per cui lui, pur amandola, non volesse concedersi, e, una volta che si è deciso a riconquistarla, ha iniziato a negarsi e negarle il sesso.

Nella seconda metà, il libro è risultato più credibile, perché la coppia si è formata e i problemi hanno iniziato a vertere su altro. Ma i difetti dei personaggi sono rimasti gli stessi, anzi sono peggiorati.

Penso che Jaxson sia uno dei pochi personaggi di cui io abbia letto che peggiora durante il romanzo anziché “crescere” e svilupparsi. E non perché l’esperienza da Seal abbia degli effetti traumatici su di lui (pare che, anzi, non lasci proprio alcuno strascico), ma perché si vuole caratterizzarlo come un essere possessivo e molto presente, arrogante (talvolta soprannominato “Hulk”). Un totale peggioramento rispetto al personaggio della prima metà del libro, dato che all’inizio lui era il classico bad boy segretamente molto dolce, che solo a Julia era concesso conoscere. Purtroppo, e inspiegabilmente, questa caratteristica viene completamente persa dal momento in cui si allontanano e successivamente lui decide di riconquistarla.

La protagonista femminile, invece, è proprio intollerabile. La classica ragazzina ingenua, tonta, che ha bisogno di essere salvata perché non è capace di fare niente da sola se non mettersi in pericolo.

«Ascolta, so che questo non è il momento di fare lo stronzo, ma a cosa cazzo stavi pensando quando sei venuta al cimitero di notte, tutta sola?»

Il suo tono di disapprovazione mi fa raddrizzare la schiena.

È uno di quei romanzi che non avrei piacere di far leggere a una figlia, perché è subdolo, insinua dei concetti antiquati, tradizionalisti, sbagliati, senza che siano visibili, spacciandoli per romanticismo.

Trovo questo libro peggiore dei dark, perché se non altro in quel genere di romanzi il messaggio è diretto, la violenza esplicita, e il conflitto morale viene trattato e gestito. Inoltre, nei dark è necessario spiegare, giustificare, mostrare, mettere a confronto ciò che è ammissibile e ciò che non lo è; dibattere, esplorare il confine di ciò che è moralmente lecito e ciò che non lo è, delle proprie ossessioni e delle proprie paure.

Abbassandosi su di lei, le posa un bacio gentile sulla piccola fronte, un’immagine che mi scalda del tutto il cuore. «L’unico uomo di cui hai bisogno sono io, piccola mia.» 

Mentre in un romanzo rosa il messaggio passa invece come lecito, romantico, auspicabile, come moralmente perfetto, come se il principe azzurro “dovesse” possedere la propria donna, come se “dovesse” arrabbiarsi fino a spaccare dei vetri mettendola in pericolo, come se l’uomo che fa errori, che dimentica, che toglie la verginità e poi sparisce senza spiegazioni, che per 6 anni frequenta donne occasionali (anche se “non contano niente”) mentre la sua amata rimane casta per lui… come se tutto questo fosse giustificato e anzi dovesse essere “desiderato”, perché rientra nei nostri sogni del principe azzurro.

«È qualcuna con cui sono andato a casa mesi fa, quando ero ubriaco marcio, e da allora non mi lascia in pace. Sai che io non mi faccio una donna due volte. Non significa proprio nulla per me e ora sa che mi deve stare lontano, cazzo.»

«Sono così umiliata,» ammetto, odiando che questa sia la prima impressione di me che hanno avuto i suoi amici.

«L’unica che dovrebbe sentirsi in imbarazzo è lei, Julia, non tu,» mi dice, attirandomi di nuovo tra le sue braccia.

È così bello essere tenuta da lui così che mi risulta impossibile rimanere arrabbiata. «Mi dispiace di averti dato dello stupido, Jaxson. Non sei stupido; sei la persona più intelligente che conosco,» gli dico scusandomi. «E mi dispiace di averti chiamato puttaniere, anche se lo sei, non avrei dovuto dirlo. Ero solo gelosa.»

Pur essendo una sostenitrice della libertà di scrivere romance, di scrivere di personaggi fragili, protettivi, anche un po’ cliché, ho trovato questo romanzo eccessivo. Ha stuzzicato ogni singola corda che poteva per farmi nauseare, riproponendo personaggi macchietta, svilendo la caratterizzazione femminile, ed esaltando quelle qualità che in un uomo sono pericolose per la concezione che la donna deve avere di loro, soprattutto donne giovani che non conoscono il mondo.

La donna viene dipinta come essere idiota, incapace, che commette solo sciocchezze, che si “preserva” per un uomo, che ha desiderio di “appartenere” a qualcuno, che fa sbagli dopo sbagli, che non si rende conto di come funziona il mondo e che pertanto ha bisogno di affidarsi a un uomo che scelga per lei, che decida per lei, come ad esempio vietargli di vedere delle persone, scelta evidentemente giusta perché è palese che gli altri capiscano più di lei.

E naturalmente questo giustifica un atteggiamento maschile protettivo e possessivo fino all’ossessione. Arrogante, prevaricatore, arrabbiato. E questa donna non solo lo accetta, ma lo desidera e ne ha bisogno, perché sa di appartenergli, come un oggetto.

«Ho finito di aspettare, Julia, ho bisogno di portarti a casa e affondare nella tua fica calda prima di perdere del tutto il controllo.»

Lei si inarca contro il mio tocco, gli occhi velate di eccitazione. «Oh, allora va bene.»

Passando ad altri aspetti più tecnici, nella prima parte è un romanzo che si sviluppa in modo non lineare, con diversi momenti in cui balzella avanti e indietro nei ricordi. Questi pezzi vengono proposti nello stesso tempo verbale, presente, cosa che non mi è sembrata molto elegante. A mio avviso, avrebbe potuto essere semplicemente scritto rispettando la cronologia dei fatti.

La trama, poi, salta degli anni, in alcuni casi parecchi, durante i quali non mostra abbastanza di ciò che è successo. Per cui anche la caratterizzazione dei personaggi non è completa, perché incontriamo i ragazzi solo dall’epoca in cui sono maggiorenni e già innamorati.

Gli unici personaggi che mi sono piaciuti sono gli amici di lui, gli altri Seal, perché sembrano ben caratterizzati e paiono gli unici a ragionare con la testa, a dare giudizi sensati, mentre la nonna è un mentore troppo svelato, e le amiche di lei sono la classiche fedelissime insopportabili: da un lato è vero che pensano sempre e solo al suo bene, ma dall’altro sono le tipiche peperine che la spingono a perdere la verginità alla prima occasione (un’onta di cui liberarsi) e che per festeggiare si occupano di estetista, gioielli e vestiti, proponendo l’unico modo in cui possono farlo le donne stupide e frivole: ubriacandosi.

Kayla: Cavolo, Julia, di’ a quell’uomo di tirare fuori da te il suo uccello. Puoi rifarti del tempo perso più tardi. Ho fame, cazzo!

Dopo tutto questo, dubito che citare il fatto che ci siano volgarità ad ogni pagina faccia differenza nella valutazione.

Le scene di sesso sono ben scritte, ma spesso le ho saltate, perché per quanto scorrevoli erano in conflitto con la trama e con i pensieri dei personaggi, per cui non riuscivano a darmi altro che senso di fastidio. Sono comunque molteplici, ben più del necessario.

«No. Non essere imbarazzata, non con me. Era così eccitante che sono quasi venuto nei pantaloni, cazzo.»

Gli rivolgo un sorriso di apprezzamento e sollevo la mano per tracciargli le labbra con la punta delle dita. Lui mi circonda il polso con le sue e mi gira la mano, sfiorandomi il palmo con un bacio. Nel suo sguardo la pura brama è intrecciata a un profondo affetto, e questo mi fa sentire amata.

Se siete in grado di leggere una storia ignorando la trama, probabilmente potete leggere questa per le scene di sesso… ma sono convinta che potete comunque trovare di meglio.

Dulcis in fundo (spoiler), l’apoteosi di ciò che non vogliamo insegnare alle nostre figlie:

«Sto bene, sarà solo influenza o qualcosa di simile.»

 

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