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Recensione: “Il miliardario più ambito” di Annika Martin

Lui è un potente CEO miliardario che ha trasformato l’azienda di famiglia in un impero. I soldi per lui non sono tutto, ma la società è la sua vita. Poi però quell’eccentrica di sua madre lascia tutto in eredità al proprio cagnolino.

Sono Vicky, mentalista canina. Non proprio, ma è ciò che dice sempre la mia anziana stalker che vive nei dintorni. La signora inoltre quando viene a mancare, lascia tutti di stucco donando una multinazionale del valore di svariati miliardi al suo cane, Smuckers. Con me come suo portavoce.

All’improvviso passo dal gestire il mio negozio su Etsy al sedere in un’elegante sala riunioni a Wall Street con Smuckers in grembo. Mentre il figlio della mia vicina, Henry Locke, detto anche lo scapolo più ambito di New York, mi guarda in cagnesco dall’altra parte del tavolo.

Le voci su di lui dicono che sia un genio degli affari, che sia tanto bravo a letto quanto in sala riunioni. Bellissimo lo è di certo. Quasi pornografico in quel completo da settemila dollari. Ma…

È arrogante e irritante.

Si rifiuta di ascoltarmi quando insisto nel dirgli che non ho raggirato sua madre.

Pensa di potermi maltrattare, comprare, controllare, addirittura sedurre.

Henry avrà anche tutte le donne di Manhattan che pendono dalle sue labbra, ma io sono stufa di tizi ricchi e presuntuosi che pensano di possedere il mondo.

Non riuscirà a sedurmi col suo sorrisetto malizioso.

Il suo sorriso malizioso… devastante… è impossibile resistergli.

Beh, chi ha bisogno di mutandine asciutte al giorno d’oggi?

Salve Fenici, oggi vi parlo del romance contemporaneo di Annika Martin “Il miliardario più ambito” uscito a settembre 2019 per Triskell Edizioni, ed è stato particolarmente interessante leggerlo.

I primi capitoli danno l’impressione di essere pesanti, lenti e ho trovato difficoltà nel concentrarmi a seguire la prima parte che si conclude con l’evento che permetterà ai nostri personaggi d’incontrarsi.

Il libro parla di una ragazza di nome Vicky presunta mentalista canina da parte di una donna che muore credendo di essere sola se non per il suo cane Smuckers, ma che nasconde in verità un patrimonio e un testamento da paura. Quando la donna viene a mancare, alla lettura del testamento si trova a partecipare anche Vicky. Per tutto il tempo lei si sente fortemente a disagio, non apprezzando per nulla gli uomini ricchi, e qui incontra il figlio della defunta, Henry Locke, guarda caso uno degli uomini più apprezzati in città. Insomma, non per raccontarvi tanto, ma la donna lascia tutto al cane e alla sua affidataria e i parenti ovviamente non riescono a crederci. Faranno di tutto per riappropriarsi del patrimonio che credono spetti a loro, ma niente funzionerà se non qualcosa di veramente doloroso.

La bellezza e la leggerezza di questa storia sta nel creare un confronto e poi un legame tra i due protagonisti che, seppur diversi e opposti, trovano una comune unione che porta poi ovviamente a una storia d’amore che risolverà, non all’inizio, dopo molte difficoltà. Il tutto ambientato nelle bella New York, tra cantieri, grattacieli e modellini.

L’autrice non si ferma solo a raccontare il bello, il giusto e l’amore, ma inserisce nel testo, attraverso il passato della protagonista femminile il bullismo, il pregiudizio, la violenza, la menzogna e l’esposizione mediatica di una persona creduta bugiarda e poi il ritorno, il perdono e la vergogna di chi ha pensato male. L’ho apprezzato perché potevamo aspettarci di tutto ma non un passato così, che seppur non essendo molto originale, viene trattato bene, ampliato, strutturato e porta un’evoluzione della protagonista che di riflesso cambia anche la controparte maschile.

Mai giudicare un libro dai primi capitoli e sarò sincera, non è nemmeno stata la trama ad incuriosirmi, quanto la cover. Scelta molto bella, ma con la Triskell non mi aspettavo nulla di meno.

La scrittura dell’autrice, anche se quasi sempre leggera e piacevole, in alcuni tratti non lo è per niente, forse perché vuole enfatizzate e riportare i pensieri dei protagonisti, ma ci si perde un po’. Devo aggiungere però che, ad un certo punto, tale è il coinvolgimento che non ci si accorge di arrivare alla fine della storia, appagati dal finale e dagli eventi.

Le persone reagiscono a contatto con gli altri, proprio come fanno le sostanze chimiche.

Alcune si mescolano.

Altre rimangono divise.

Ma in alcuni casi si trasformano a vicenda; frizzano e bollono fuori dai contenitori.”

 

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