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Recensione: “Dark Soul 3” di Aleksandr Voinov (serie Anima Nera #3)

Buongiorno Fenici Arcobaleno, oggi Nayeli ci parla di “Dark Soul 3” di Aleksandr Voinov (serie Anima Nera #3)

Quando sembra che niente possa andar peggio, finalmente Stefano affronta i suoi demoni. Non ha fatto progressi nel comprendere Silvio, ma almeno è venuto a patti con i propri desideri, anche se potrebbero essere lo strumento chiave per la sua distruzione.

Presto, qualcuno mette fine ai giochi.

Quando una talpa dell’FBI muore nella guerra tra mafie, il procuratore federale Sebastiano Beccaria tende le sue trappole. Beccaria sta perseguendo nientemeno che la totale distruzione del clan Marino nella speranza di scontare il proprio oscuro passato. E quando il procuratore affronta Stefano con le prove che potrebbero minare il suo potere e mettere a rischio la sua vita, Stefano si trova davanti a un’amara scelta: combattere e rischiare tutto oppure fuggire per proteggere se stesso e le persone che ama.

Adoro lo stile virile di Voinov, che non deve chiedere, non deve spiegare e non usa cliché.

La mascolinità permea le pagine, entrambi i protagonisti mantengono alto il livello di testosterone nonostante siano pieni di tenerezze, di difetti, di crepe.

Consiglio assolutamente di leggere tutta la trilogia insieme, un libro dopo l’altro, perché non ci sono riprese, spiegazioni, flashback che permettono di riallacciare i fili.

«Devo capire cosa significa. Devo prendere delle decisioni.»

«Mandami un sms quando hai finito.» Silvio si alzò.

Brutto stronzo. «Dove pensi di andare?»

Silvio gli lanciò un’occhiata ironica da sopra la spalla. «Posso scoparmi un paio di tizi che non sono poliziotti mentre tu capisci se sei etero o gay?»

Questo terzo volume della serie è più pacato rispetto agli altri, sia come livello di violenza sia per un sesso meno estremo, anche se ugualmente particolare e singolarmente decritto. Voinov si allontana dal linguaggio dei romance in ogni dettaglio. L’episodio finale deve sciogliere troppi nodi: l’azione, il matrimonio, il sentimento, il sesso, l’appartenenza, la minaccia degli omofobi, la confessione di essersi innamorati… e per quanto non manchino le sorprese, gli approfondimenti psicologici, la tenerezza e le scelte inaspettate, otteniamo un livello di “dark” un po’ annacquato e piegato a una storia che vuole prendere delle sfumature più pastello; in sostanza, il livello di perversione non raggiunge i livelli dei primi due volumi, cosa probabilmente gradita a qualche lettrice.

«Non te lo dimenticherai più.»

«No,» ansimò Silvio. Non era una protesta, solo accettazione. «Usami.»

Stefano strinse i denti. Quelle parole attivavano ogni nervo nel suo inguine. Usami. Era sesso brutale, sfrenato, sporco, espresso in una sola parola, e ancora più potente di quando aveva detto nessun limite.

E ora vediamo gli sviluppi rispetto alla storia: nella precedente recensione mi ero sbagliata, Donata non rappresenta un ostacolo fra Silvio e Stefano, ma soprattutto non è su di lei che è incentrato il volume finale. Donata è una donna molto determinata, sensuale, di mentalità aperta e soprattutto dotata di un’intelligenza pungente. Ama il marito e, inaspettatamente, i legami con la “famiglia” – leggasi mafiosa – non c’entrano con il loro tipo di rapporto. Lei rappresenterà un punto fermo, una spalla per Stefano, ancora in cerca di chiarezza sulle sue tendenze sessuali.

«Posso vivere con un traditore ma non con un codardo.»

Avevamo lasciato Stefano in procinto di mettere alla prova la sua curiosità sessuale, mentre andava a riprendersi Silvio in un bar per scoprire se la sua attrazione per un uomo fosse qualcosa di vero. Le cose finalmente vanno a segno e Stefano scopre di essere davvero bisessuale. A questo punto si troverà a dover gestire due amori contemporaneamente, per un uomo e per una donna.

Stefano gli si fermò davanti; vide che Silvio spalancava gli occhi, le pupille che si allargavano. Affrontarlo ha l’unico effetto di eccitarlo. «Che cazzo era quello?»

«Si chiama rimorchiare.»

Sfacciato. «Due poliziotti?»

«Mi andava.» Aveva le palpebre abbassate, a fare da scudo alle emozioni. «Ancora mi va.»

L’intreccio è ulteriormente complicato da altri sviluppi che portano la trama verso direzioni inaspettate, confermando la caratteristica di questa trilogia, ovvero di schivare i cliché e tutto ciò che è prevedibile.

Stefano si trova a dover gestire un ammutinamento, ovvero una parte dei suoi uomini d’onore affiliati che vuole fargli le scarpe e, allo stesso tempo, scopre di essere tallonato dall’FBI.

Tutto questo per lui sarebbe normale routine, se non fosse che qualcuno ha delle prove sulla sua omosessualità. Cosa che è molto più grave dell’essere un boss mafioso, perché la divulgazione di queste immagini significherebbe una morte atroce per questioni di onore. Prima ancora di finire in prigione per le indagini dell’FBI, finirebbe certamente ammazzato per via delle sue tendenze sessuali.

Ora, messo alle strette deve fare delle scelte. Non solo tra il rimanere un uomo d’onore o diventare un pentito, ma anche sul di chi fidarsi a tal punto da portarlo con sé in una eventuale fuga. Arriviamo quindi alla fatidica scelta tra Donata e Silvio. Che però non è la domanda cruciale, perché il punto è: Silvio vorrà davvero essere salvato?

Voglio essere il tuo amante e non solo un tizio che ti scopa.» Gli occhi chiari di Stefano ardevano di un’intensità febbrile. Sembrava avere strane idee sul concetto di “impegno”. Gli mancava solo di produrre l’anello.

«Perché sarebbe diverso?»

«Mi importa di te.» Stefano inarcò le sopracciglia, come per chiedergli una reazione.

Ma di che tipo? Viveva già nella casa di Stefano, lo proteggeva, aveva ucciso per lui, ci era andato a letto. Cos’altro voleva? «Puoi scoparmi e tenere a me. Una cosa non esclude l’altra.»

In questo volume veniamo a scoprire ancora di più sul carattere e sui traumi di Silvio, e aggiungeremo un ulteriore tassello che non è altro che una categorizzazione, un’etichetta posta alla sua freddezza e alla sua difficoltà di esternare le emozioni.

Ma le etichette non significano niente, perché è delle persone che ci innamoriamo. Ancora prima di scoprire che è autistico, Stefano aveva già capito come poterlo prendere, come interpretare le sue maschere, cosa o quanto potersi aspettare o non aspettare da lui in termini di manifestazioni affettive. L’aveva accettato e compreso, indipendentemente dal nome che il suo disturbo aveva.

«Forse voglio solo sentirti dire che mi ami anche tu.»

«Questo per te è più importante che io uccida per te?»

Il sesso è crudo, essenziale e dettagliato. Silvio è un cucciolo letale che ha paura dell’abbandono e in via preventiva non concede affetto a nessuno. Non verrà mai svelato da dove nascono le sue devianze sessuali, che intingono al periodo di tortura che ha subìto. Tuttavia, lui riuscirà a sentirsi a suo agio così tanto con Stefano da accettare di essere legato.

«Diego? Carbone? È morto.»

Silvio distolse lo sguardo, poi lo guardò di nuovo. «Il posto in cui vado quando vengo sferzato o legato, in quel posto non ricordo che è morto. Potrebbe essere ancora dietro l’angolo. In attesa.»

 

 

 

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