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Recensione: “Cuore Fossile” di Anna Martin

Buongiorno Fenici Arcobaleno! Oggi Lucia ci parla di “Cuore Fossile” di Anna Martin

Quando al paleontologo Nick Eisenberg giunge la notizia che qualcuno crede di aver trovato le ossa di un velociraptor nell’Alberta, la sua curiosità prevale sul desiderio di restare a Londra. Dopotutto, è uno dei più grandi esperti al mondo di predatori preistorici e ha sempre voluto trovare i cugini nordamericani dei velociraptor. C’è solo un problema: l’ambientalista Hunter Joseph. Mentre Nick supervisiona lo scavo, Hunter si aggiudica il sostegno degli abitanti della zona e si oppone alla distruzione del paesaggio portata avanti dai paleontologi alla ricerca di ossa di dinosauri.
Nick e Hunter non riescono proprio ad andare d’accordo. Hunter è un integralista perennemente imbronciato. Nick è un nerd dalle vedute ristrette. Ma devono trovare il modo di lavorare nello stesso sito senza uccidersi a vicenda, perché c’è qualcun altro lì fuori che sembra determinato a causare a Nick più problemi di quanti possa immaginare.

Nick è un paleontologo molto conosciuto, sempre in giro per il mondo, alla ricerca di fossili. Ed è grazie alla sua fama che viene interpellato da un suo collega: si devono autenticare delle ossa che si pensa potrebbero essere di un Velociraptor, la grande passione di Nick.

Eric White, a capo della spedizione, al contrario di Nick, ha una reputazione tutt’altro che cristallina, spesso è stato accusato di appropriarsi del lavoro di altri, e adora prendersi meriti non suoi. Nick lo detesta cordialmente e non vorrebbe assolutamente prestarsi al suo gioco, ma l’idea che possano aver trovato davvero un Velociraptor, in un luogo dove non ve ne sono mai stati, lo attira come una calamita, al punto da farsi convincere. Giunto sul posto, si rende conto che Eric non ha perso nessuna delle sue peggiori caratteristiche, e sono gli aiutanti e gli studenti che ha con sé a fare tutto il lavoro sporco sul campo. Nonostante le ossa non siano quelle che lui sperava, Nick si rende conto che quel sito di scavi sembra incredibilmente promettente e, quando Eric viene messo inaspettatamente fuori gioco, si trova a prendere il comando del sito. La fortuna sembra sorridergli e i ritrovamenti si susseguono, ma tutto sembra cambiare quando si trova a doversi confrontare con Hunter Joseph.

Hunter è un ecologista che lotta da anni contro i vari siti di scavi che rovinano paesaggi e allontanano la fauna locale. Inoltre, minacce e incidenti cominciano a rovinare parte del lavoro di Nick.

Nonostante la scrittura dell’autrice sia davvero molto bella, e le nozioni che apprendiamo sul mondo dei dinosauri siano interessanti, questo libro non è riuscito a prendermi in modo particolare. La caratterizzazione dei personaggi è buona, ma Nick purtroppo non è un protagonista che riesce ad avvincere il lettore: come voce narrante è monotona e poco briosa. La trama inizialmente ha momenti di grande rallentamento, che vengono mitigati dall’arrivo di Boner, che ha con Nick una amicizia con benefit che lascia perplessi. Si conoscono da più di dieci anni, vanno a letto insieme, tempo addietro hanno anche provato, senza successo, ad avere una relazione seria, lavorano insieme agli scavi, ma Nick non ricorda esattamente il suo nome e cognome.

Che ci crediate o no, Boner era un soprannome. Mi scordavo sempre il suo nome vero, e per questa ragione preparare la sua busta paga era sempre uno spasso. La parte del mio cervello dedicato alle quisquilie inutili suggeriva che fosse George, ma quel ricordo era inaffidabile nella migliore delle ipotesi e pericoloso nella peggiore. In ogni caso, io e il resto della comunità paleontologica lo conoscevamo con il soprannome che Miriam gli aveva affibbiato anni prima, durante il nostro primo anno di college. Significava alzabandiera e se l’era guadagnato gironzolando nudo decisamente troppo spesso. Boner era decisamente dotato. Avevamo legato dopo aver scoperto che a entrambi piacevano gli uomini, e giocavamo al gatto e al topo da quasi dieci anni.

Si coccolano, si confidano, sono migliori amici, ma il fatto che non sia sicuro di come si chiami, personalmente, lo ritengo abbastanza assurdo, così come la fretta con cui viene messo da parte non appena Hunter si profila all’orizzonte. Purtroppo neanche l’arrivo dell’intransigente Hunter, con i loro battibecchi che li vede su due linee contrapposte, riesce a dare una sferzata alla storia. Il loro diventare amanti è fin troppo veloce: si passa da un pugno dato per rabbia, all’amore in pochissimo tempo. Davvero non sono stata in grado di vedere nessuna complicità e neppure percepire sentimenti passionali fra di loro.

L’unica nota positiva è data dall’ultima parte del libro, in cui le minacce e gli incidenti si moltiplicano dando una leggera connotazione gialla che però sul finale risulta abbastanza deludente. Insomma, i personaggi secondari risultano quasi più interessanti della coppia principale che, per quanto mi riguarda, non mi ha convinta del tutto. Non è un brutto libro, ma manca di azione e di personaggi che coinvolgano e, pur se non scritto male, non è un libro che ricorderò a lungo. È un vero peccato perché c’erano tanti spunti davvero originali, che sono stati sprecati.

 

 

 

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