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Recensione: “Cristalli: Siegfried e Hilda” di M.G.I. Valentini

Siegfried è fuggito di casa quando era adolescente, lasciandosi alle spalle l’unica persona che ama: Hilda. Si è unito ai Wölfe, un gruppo di delinquenti che terrorizza la città. Diventa un uomo crudele, spietato ma non ha dimenticato l’amore della sua vita.
Hilda è cresciuta in attesa del ritorno di Siegfried, marchiata dalla violenza subita dal cugino, giurando di vendicarsi.
Il giorno in cui Siegfried riappare nella sua vita, scopre che anche lui ha una vendetta da compiere.
Una vendetta disumana.

Un dark romance duro, crudele, dove i sentimenti sono prevaricati dall’efferatezza, dove l’odio si consuma nella vendetta, dove non esiste vita, bensì sopravvivenza.

Si consiglia la lettura a un pubblico adulto.

Aspetti positivi ne ho trovati: il linguaggio ricco è piacevole da leggere e senza errori grossolani. L’approfondimento e il dettaglio delle riflessioni fa sì che le scelte non siano affrettate e vengano inseriti i dovuti scrupoli prima di cedere alle violenze o all’incesto. Tuttavia, questi elementi non sono sufficienti per una recensione positiva. 

Il sole che filtrava dalla finestra illuminò due corpi nudi abbracciati e travolti dalla passione, giocando con le loro ombre sinuose e sottili e li avvolse nel suo caldo abbraccio, disegnando tanti piccoli spettri di luce. 

È una storia pulp, c’è ben poco di romance, quindi avviso subito le lettrici che questo romanzo ha cinque asce di violenza e un velo di sensualità.

Se si pensa ai film di Tarantino come termine di paragone, risulta più facile sorvolare sulla trama assurda, sulle incoerenze, sullo scarso spessore dei personaggi. La storia d’amore tra i due fratelli è solo un sottofondo, un dettaglio sviluppato in poche pagine, inserito per aggiungere perversione a una trama infarcita di violenza. L’incesto è davvero il peccato minore che queste persone compiono. 

“Che Dio ci perdoni.”

“Dio non c’entra: pensa solo a me.”

 Siegfried è un sociopatico che fin da bambino ha ordito per plasmare la volontà della sorella in modo che amasse solo lui, salvo poi ignorarla per metà libro. É il tipico maschio alfa dagli occhi e dal cuore di ghiaccio, che quando vediamo sorridere ci illude di poter essere redento.

La trama sviluppa una spirale di violenza nella quale Hilda viene a trovarsi per inseguire il fratello che, finalmente, dopo otto anni, la ritrova (vivono nella stessa città, eppure sì, gli ci è voluto così tanto). Hilda entra nella gang di cui Siegfried fa parte e (a parte assistere serena e soddisfatta a uno stupro di gruppo su una persona che conosce) le sarà difficile perdere la sua ingenua dolcezza per diventare membro effettivo dei Wölfe. Imparerà a diventare fredda e insensibile e a commettere atti inimmaginabili senza provare alcun senso di colpa.

La sua arma principale sarà l’arco con le frecce, e sì, vi confermo che l’ambientazione è urbana, non mitologica.

Per l’assenza di cellulari e il linguaggio gergale datato (“i matusa”, “farsi una pera”, “perdìo!”…), posso stimare che il periodo in cui si svolgono i fatti sia all’incirca gli anni ‘80, presumibilmente un paese teutonico. Il tutto, comunque, non viene mai chiarito.

Il linguaggio è forbito, anche nei dialoghi, il che stride un po’ con la caratterizzazione dei personaggi.

“Quel fottuto sbirro ha l’aria troppo bellicosa.”

“Già, penso sia giunta l’ora di dargli una bella ripassata.”

I pensieri sono resi senza formattazione particolare, mescolando la prima persona alla terza della narrazione, cosa che comunque non genera troppa confusione, perché in genere è presente il dichiarativo. Sono però decisamente invadenti e tendenti a sostituire l’azione e gli sviluppi della trama. 

Si domandarono se quei ragazzini non li avessero turlupinati.

I personaggi e le motivazioni che li spingono sono molto stereotipati: un fratello narcisista, un secondo fratello cattivo, la ragazza timida, l’amica esuberante, la puttana sboccata.

Il ruolo del lupo è sopravvalutato; del resto, sono parecchie le incoerenze. Molti sono gli elementi assurdi che mettono a dura prova la sospensione della realtà (quante probabilità ci sono di trovare un cucciolo di lupo in città? Che una ragazza timida impari a usare una catena durante uno scontro fra gang e sopravviva? Che una ricercata trovi lavoro come bibliotecaria?).

Sto cercando di non spoilerare, tuttavia devo esprimere anche le mie riserve sull’evoluzione della trama e sulla sua conclusione. Il romanzo pare trasmettere il messaggio che male e bene sono solo passeggeri e non lasciano strascichi, che chiunque può sbagliare senza pagarne le conseguenze, basta sentirsi un po’ in colpa e avere il beneficio di persone che ti vogliano bene.

 

A cura di:

 

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Voto Nayeli 2

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