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Recensione: “Ally nella tempesta – Le sette sorelle” di Lucinda Riley

Distesa al sole di uno yacht in mezzo all’Egeo, la giovane Ally, velista esperta, sta vivendo uno dei momenti più emozionanti della sua vita: l’intesa professionale con il famoso skipper Theo Falys-Kings si è da poco trasformata in un amore appassionato. Ma la loro felicità viene bruscamente interrotta dalla notizia della morte di Pa’ Salt, il magnate svizzero che ha adottato Ally e le sue cinque sorelle e che ha lasciato a ciascuna una serie di indizi per mettersi sulle tracce del loro passato. Ally è troppo sconvolta per esaudire la volontà di suo padre; vuole solo abbandonarsi nelle braccia di Theo e ritrovare un po’ di serenità: non sa però quello che sta per succederle, né sa che presto dovrà gettarsi nella lettura del volume lasciatole da Pa’ Salt, la burrascosa stioria di Anna Landvik, una cantante d’opera norvegese che nella seconda metà dell’Ottocento divenne la musa del compositore Edvard Grieg. Ed è proprio nella gelida e romantica Norvegia che Ally dovrà scoprire cosa la lega a questa donna misteriosa.

Nel secondo, meraviglioso capitolo della saga bestseller, Lucinda Riley ci regala un’altra storia piena di passione, segreti e colpi di scena. E un nuovo, prezioso tassello per ricostruire l’affascinante enigma delle Sette Sorelle.

Ciao a tutti!
Ieri ho finito il libro della Riley… che dire, non sbaglia un colpo!
Nonostante il genere si presti a ripetizioni, la cara Lucinda riesce sempre a rinnovarsi!
Anche il secondo romanzo della saga “Le sette sorelle” comincia dalla morte del magnate Pa’ Salt, o meglio da dove si trova in quel momento la nostra protagonista Ally, la seconda figlia. Ci sono alcune ripetizioni necessarie per chi non ha letto il 1° ma che non appesantiscono il racconto anzi alcuni dialoghi sono riportati in maniera fedele e dopo un anno dalla lettura sono un ottimo ripasso!
Il filo conduttore del romanzo è la musica o meglio un’opera musicale che verrà suonata per la prima volta 70 anni dopo essere stata composta. Sebbene Ally sia una delle poche donne a partecipare a delle regate in giro per il mondo, la sua adolescenza è trascorsa all’interno del conservatorio di Ginevra e solo successivamente decide di abbandonare la musica per il mare. Nel giro di poche settimane oltre alla morte del padre adottivo, Ally si ritrova ad affrontare anche la morte di Theo, il fidanzato esperto skipper, rimasto vittima di un incidente in barca. Il mare che rappresentava un forte legame tra Ally, il padre adottivo e Theo diventa così un nemico da cui fuggire. Ad Ally non resta altro che seguire le indicazioni lasciatele da Pa’ Salt e cercare le proprie origini.
Seguiamo così le tracce della famiglia Halvorsen dagli inizi del ‘900 in Norvegia con la prima messa in scena dell’opera lirica tratta dal Peer Gynt di Ibsen, al conservatorio di Lipsia negli anni 30 per tornare in Norvegia durante l’invasione nazista. Sarà Ally a recuperare il manoscritto originale dell’opera ideata dal nonno e sarà lei con la “nuova” famiglia a eseguire per la prima volta il brano in pubblico.
Come sempre le ricostruzioni storiche sono dettagliate e la scrittura sempre piacevole e scorrevole si inceppa, a mio parere, solo verso la fine quando i personaggi aumentano e alcuni hanno lo stesso nome, compongono musica e si muovono negli stessi ambienti!

 

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