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Recensione: “Abbandonare l’oscurità (Serie The Dark #1)” di Tibby Armstrong

Buongiorno fenicette oggi la nostra Aina ha recensito per noi “Abbandonare l’oscurità (Serie The Dark #1)

Tzadkiel e Benjamin, vampiro e cacciatore, si odiano per una varietà di motivi: la loro appartenenza a categorie contrapposte, l’odio tra le loro famiglie tramandato di generazione in generazione da millenni, il fatto che Tzadkiel abbia reso cieco Benjamin e sterminato i suoi genitori e lo zio, mentre il cacciatore, crescendo, abbia decimato la mora (il clan) del Signore della Guerra.

Un odio viscerale quindi, che parte da lontano, ma che ha anche aspetti molto personali. Nonostante questo, il cacciatore e il vampiro vengono a trovarsi dalla stessa parte quando, sotto minaccia, Tzadkiel chiede a Ben di sacrificare la sua vita in cambio della salvezza dei suoi unici due amici.

Naturalmente accade che, durante la vicinanza che si rende necessaria per recuperare una reliquia essenziale per il rito di sacrificio, si sviluppa una reciproca conoscenza che li porta ad apprezzarsi e rispettarsi al di là dei pregiudizi, cosa che si somma alla forte attrazione tra i due uomini.

Tzadkiel non mostra mai di provare pietà per il fatto che Ben sia cieco. Da un lato è vero che, quando sono insieme, il cacciatore riesce a vedere grazie all’aura estremamente luminosa del Signore della Guerra, ma è anche vero che Tzadkiel lo ritiene attraente così com’è, e vede nelle sue cicatrici agli occhi solo un passato che li accomuna.

Le caratteristiche di questo romanzo paranormale sono sicuramente in grado di accontentare sia gli amanti del fantasy che del romance e del genere MM.

C’è una componente romantica sicuramente soddisfatta che però non è prevalente, ed è ben amalgamata in un meraviglioso mondo fantastico coerente e ricco di dettagli, con le sue regole, antefatti, riti e una nomenclatura specifica. In più, il romanzo sviluppa un’ottima componente thriller, che fa perno sulla lotta tra specie diverse per la ricerca di un “calice” magico.

Ho trovato tantissima cura nella caratterizzazione dei personaggi, nell’approfondimento della loro storia, nell’ambientazione territoriale ma anche temporale: l’immortalità del vampiro emerge da piccoli dettagli che danno profondità ai suoi ricordi e alle esperienze passate, dal modo in cui interpreta gli accadimenti, e dal suo carattere controllato e calcolatore.

Un word building degno di un fantasy in piena regola, ricco di sfaccettature e tridimensionalità che non mi aspettavo in un paranormal romance, e per il quale questa definizione è quasi limitativa.

L’erotismo è bilanciato rispetto a tutti gli altri aspetti, adeguato a quello che può essere un romanzo non prettamente romance: sono scene inserite per completare, per mettere la ciliegina sulla torta nei momenti migliori.

La storia romantica non è ostentata con sviluppi melensi eccessivamente affrettati, passionali o scontati. È invece molto conflittuale e bellicosa, perché i due personaggi “devono uccidersi” per poter risolvere la questione tra loro, indipendentemente dai loro sentimenti. Un amore-odio che guida le azioni e la trama dall’inizio alla fine del romanzo, purtroppo in modo molto coerente.

E questo altissimo livello di testosterone ha generato un romanzo carico di tensione sessuale frustrata.

Parlando di testosterone, ho amato la forza che sprigionano i due protagonisti, il modo in cui si contrappongono con vigore, sia nell’attrazione che nell’opposizione, ma anche la loro caratterizzazione virile, ricca di orgoglio, di combattività. Anche se questo non impedisce loro di avere una personalità tridimensionale, sicuramente dominante, vincente, forte, ma non priva di punti deboli.

Benjamin ha perso tutte le persone che ama e l’unica cosa per cui può lottare sono i due amici. È cieco, anche se per fortuna i suoi poteri gli consentono in certe occasioni di vedere le auree delle persone che lo circondano, e nasconde in qualche modo la paura buttandosi nell’alcol oppure esagerando con il coraggio.

Il Signore della Guerra, invece, mostra nelle sue decisioni tutta la sua età: è un essere immortale e questo traspare anche dal suo agire: è più equilibrato, pianificatore, capace di trattenere gli impulsi, più saggio, e con valori di altri tempi, come l’onore.

Mi ha piacevolmente sorpresa lo stile narrativo, tipico dei generi ricchi di adrenalina come i thriller, con ritmi serrati atti a tenere altissima la tensione (la seconda parte l’ho praticamente divorata), farcito anche da scambi di battute affilati e ironici. Uno stile che non indugia troppo sull’emotività, sul romanticismo, sulla seduzione (cosa che comunque non manca), inserendoli nei modi e nei ritmi giusti per mantenere una certa tensione e una buona rapidità delle scene.

Commovente la scena finale, molto drammatica e toccante; molto forte, romantica. Probabilmente il lettore non accetterà tutto fino alla fine. Probabilmente la conclusione è un po’ tirata, fuori dalle righe, ma essendo un paranormal, a mio avviso, ci sta tutto (capirete leggendo). Quello che accade sul finale è così sentito, così romantico, così epico che vale la pena subire l’impalcatura astrusa che l’autrice si è inventata per concludere il tutto.

«La tua intera personalità è come una sega sotto una doccia fredda,» disse Benjamin, chiaramente riprendendo fiato.

Tzadkiel tenne deliberatamente le proprie parole a freno, non si fidava a parlare, e girò il palmo in su nella muta richiesta di una spiegazione.

Benjamin si raddrizzò. «Maledettamente frustrante.»

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