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Recensione: “8” di Dustin Lance Black

Care Fenici, oggi un libro molto “impegnato” per Ipanema, “8” di Dustin Lance Black

Bianco, uomo, eterosessuale: semplici etichette, che però, spesso, garantiscono diritti preclusi ad altri. La storia della nostra società è – ed è sempre stata – costellata di lotte per il riconoscimento e l’affermazione di quei diritti. Lotte necessarie per ricordare al mondo che, a dispetto delle differenze e delle etichette, dinanzi alla legge meritiamo tutti di essere uguali. Il 4 novembre 2008, in seguito a un referendum conosciuto col nome di Proposition 8, lo Stato della California abolì il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso, introdotto dalla Corte Suprema degli Stati Uniti a maggio di quello stesso anno. Con lo stesso provvedimento tutti i matrimoni fino ad allora contratti furono dichiarati nulli. Nel 2009, gruppi di attivisti e singoli cittadini si unirono alla lotta di due coppie gay e dei loro avvocati nel chiamare in giudizio lo Stato della California presso la Corte Federale nel tentativo di far dichiarare l’iniziativa incostituzionale. 8 è il racconto di quel processo, narrato direttamente dalle voci dei suoi protagonisti. È la celebrazione di un momento cruciale nella storia dei diritti civili ma, soprattutto, è un monito per tutti coloro che continuano a lottare per vedere riconosciuti quei diritti.

Non è semplice recensire un testo come questo, perché innesca una serie di implicazioni personali così “annodate” tra loro che risulta difficile districarle e metterle per benino sul foglio elettronico. Perciò cominciamo dall’inizio.

“L’Italia è stata praticamente l’ultima nazione dell’Unione Europea a riconoscere il diritto alle coppie dello stesso sesso di unirsi civilmente. Si è arrivati a questo faticoso risultato dopo anni di lotte e tribolazioni, un ritardo avvalorato da uno straordinario lassismo politico e da un’ingerenza feroce da parte della Chiesa. Il diritto alle unioni civili nel nostro paese deve più all’imbarazzo storico che a un reale processo legislativo: era diventato ormai insostenibile davanti al resto dell’Europa giustificare una tale arretratezza.” [cit.]

Inizia così la prefazione al testo teatrale 8, di Dustin Lance Black, voluto fortemente nella versione italiana dalla Casa Editrice Triskell Edizioni e tradotto da Chiara Messina, a firma di Matteo B. Bianchi, scrittore e autore tv [tra i suoi titoli più autorevoli ricordiamo: “Generations of love”, “Esperimenti di felicità provvisoria” (Dalai editore) e “Apocalisse a domicilio” (Marsilio), insieme a Giorgio Vasta ha curato il “Dizionario affettivo della lingua italiana” (Fandango) “Victor Victoria” (La7), “Quelli che il calcio” (Rai Due), “X factor” e “E poi c’è Cattelan” (Sky Uno)].

Nel 2016 abbiamo assistito all’acceso dibattito sulle unioni civili che ha poi portato all’approvazione della Legge Cirinnà; dopo due anni dalla sua approvazione sono oltre seimila le coppie che hanno beneficiato di una legge che sancisce la quasi totalità dei diritti e dei doveri (tranne l’obbligo di fedeltà) previsti per il matrimonio. Come afferma Bianchi, una legge che arriva con un sorprendente ritardo rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea e che riempie un buco legislativo osteggiato da pregiudizi e preconcetti di chiara derivazione religiosa. Eppure finalmente, è un diritto universale, quello di potersi unire in matrimonio e formare un nucleo familiare indipendente, che dopo lotte, marce e discussioni sia in parlamento che fuori, viene sancito come legittimo. Le stesse motivazioni, le testimonianze, le requisitorie e le arringhe che hanno visto dibattere sulla scena italiana innumerevoli tra politici e attivisti sono in qualche modo anticipate e incluse nel testo teatrale di Dustin Lance Black.

“In seguito alla decisione della California di annullare e vietare i matrimoni ai gay e alle lesbiche con un referendum chiamato Proposition 8, un gruppo di attivisti, singoli cittadini (tra i quali anche il sottoscritto), avvocati e ricorrenti hanno chiamato lo Stato della California in giudizio presso la Corte Federale, sostenendo che ogni cittadino ha il diritto fondamentale e costituzionale di sposarsi. Molti membri dei movimenti per i diritti LGBTQ considerarono il provvedimento prematuro. Gli avvocati e i ricorrenti che avevano mosso causa furono egualmente sorpresi quando il giudice federale incaricato prese l’inattesa decisione di chiedere un processo completo. Entrambe le parti avrebbero dovuto alzare la mano destra e giurare di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità. Pena un’accusa per spergiuro, esperti e ricorrenti avrebbero reso testimonianza, e il popolo americano avrebbe finalmente scoperto quali tesi delle due parti avrebbero retto allo scrutinio della Corte e quali, invece, si sarebbero rivelate miti, stereotipi, palesi menzogne, o scienza spazzatura. Io ho avuto il privilegio di sedere in tribunale durante il processo.”

La Proposition 8, emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti D’America, approvato dopo un referendum, aboliva di fatto la legge che permetteva di unirsi in matrimonio alle coppie omosessuali, legge già esistente in California, rendendo così nulle tutte quelle unioni. La comunità Lgbt, si oppose e chiamò in causa lo Stato della California affinché la Propositiom 8 fosse abolita e la facoltà di sposarsi anche per le coppie omosessuali fosse ripristinata in tutto lo Stato.

Dustin Lance Black, scrittore e sceneggiatore, sedeva in aula di quello stesso tribunale in cui la Proposition 8 veniva messa in discussione e che avrebbe visto vincere i principi del matrimonio egalitario. Solo a processo terminato Lance Black apprese che le parti a favore della Proposition 8 avevano chiesto e ottenuto il permesso di vietare l’accesso alle telecamere in aula, impedendo così alla popolazione americana di assistere al dibattimento che aveva portato alla sentenza abrogativa della Proposition 8. Dustin Lance Black decise pertanto di mettere insieme stralci delle deposizioni e delle requisitorie avvenute nel dibattimento, analizzando le trascrizioni delle testimonianze originali per ricavarne un testo teatrale che ne raccontasse le fasi salienti.

Mi sono messo al lavoro, esaminando scrupolosamente gli atti del processo e sintetizzando le migliori argomentazioni di entrambe le parti nella speranza di produrre un testo che potesse consentire al pubblico di giungere a una conclusione personale, basandosi sulle stesse prove ascoltate dal giudice. Ma questa sceneggiatura non poteva toccare solo la sfera politica e legale; doveva essere personale, così come lo è stato questo processo. I ricorrenti di questo caso, Paul Katami e Jeff Zarrillo, Sandy Stier e Kris Perry si erano innamorati; Kris e Sandy avevano creato una famiglia. Era dunque giunto il momento che le loro relazioni fossero riconosciute e tutelate così come quelle delle coppie eterosessuali

Il testo di 8 alterna il ritmo veloce, asciutto ed essenziale dell’interrogatorio processuale, dando voce a testimonianze da parte di esperti sociologi con parti più lente ma non meno vivaci, attraverso le testimonianze di Paul Katami e Jeff Zarrillo o quelle di Sandy Stier e Kris Perry che insieme ai due figli adolescenti mostrano uno spaccato di vita normale e quotidiana, le preoccupazioni concrete dei ragazzi per allenamenti ed esami a scuola, affiancati alle domande che gli stessi giovani si pongono sul futuro della loro famiglia, l’imbarazzo di dover dare spiegazioni a scuola su come la propria famiglia è strutturata, o al racconto di come Paule e Jeff si sono incontrati e innamorati, l’esperienza umana passata di Sandy e Kris e dell’impegno a costruire insieme un nucleo famigliare. Sono voci che si intromettono nel dibattimento creando frammenti di vita vera e intense emozioni.

Il testo è forse a una prima lettura lievemente ostico da seguire però, man mano che si entra nel vivo del dibattimento e nei ragionamenti di entrambe le parti, si resta folgorati dalla concretezza di quanto scritto e si fatica a staccarsene.

Stando al racconto che lo stesso Lance Black fa nella sua prefazione, “8 ha debuttato all’Eugene O’Neill Theater di New York il 19 settembre del 2011. Del cast facevano parte Morgan Freeman, John Lithgow, Matt Bomer, Bradley Whitford, Rob Reiner, Christine Lahti, Bob Balaban e Yeardley Smith, e la rappresentazione ha raccolto più di due milioni di dollari in una sola serata. A questa ne è seguita una seconda al Wilshire Ebell Theater di Los Angeles, che ha visto la partecipazione di Brad Pitt, George Clooney, Kevin Bacon, Martin Sheen, John C. Reilly e Jaime Lee Curtis. Questa produzione è stata trasmessa in streaming su YouTube e seguita da centinaia di migliaia di spettatori, e da allora ha totalizzato più di un milione di visualizzazioni.” [cit.]

La seconda rappresentazione presso il Wilshire Ebell Theater di Los Angeles in streaming è ancora possibile visionarla su YouTube a questo indirizzo, film che consiglio a tutti di vedere – ovviamente con il testo italiano della Triskell sotto mano – perché non solo è la magnifica testimonianza della professionalità di attori di grande calibro, disponibili al punto da presentarsi sul palco ancora non perfettamente pronti ma con fogli, quaderni e battute da recitare, pur di esserne partecipi, ma soprattutto come dice Matteo B. Bianchi, “quei fogli in mano sembrano la prova concreta del loro impegno, la volontà di esserci a tutti i costi.”

8 è un testo importante perché dimostra come certe prese di posizione da parte del mondo eterosessuale contro il matrimonio egalitario siano, se non assurde e ridicole, quanto meno insostenibili di fronte a un giudice e in un’aula di tribunale. I “non so”, i “probabilmente” ma soprattutto i “si dice”, i “si sostiene” non portano prove tangibili a supporto della patologica avversione da parte dei bigotti tradizionalisti alle unioni tra persone dello stesso sesso e si ricollega ai già passati impedimenti, poi aboliti e bollati come razzisti, verso i matrimoni interrazziali nei non poi così lontani anni ’60.

Un testo importante che dovrebbe essere letto da tutti.

 

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