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Incontro con l’autore: Luigi Romolo Carrino

Care Fenici, oggi Romanticamente Fantasy è lieto di ospitare sulle nostre pagine un autore eclettico e raffinato, Luigi Romolo Carrino.

Ipanema lo ha intervistato per noi,  ecco cosa si sono detti!

Luigi Romolo Carrino. Scrittore, Editor, Direttore di collana Lgbt. Attività frenetica attorno al mondo editoriale: quanto è importante e quanto ti definisce la scrittura?

Ho lasciato la mia professione di informatico per seguire solo le mie attività editoriali, una professione che mi dava più soldi e più riconoscimento sociale. Sai, quando dico che faccio lo scrittore, la domanda successiva è: “E cosa fai per vivere?”. Per vivere, e non parlo solo economicamente, io “sono” uno scrittore. E questo è quanto.

Come scrivi? Ti lasci prendere dall’urgenza dell’ispirazione oppure fai scalette e scrivi, con metodo, un po’ tutti i giorni?

Non esiste un metodo che vale sempre, che vale per tutti i lavori. Il primo l’ho scritto in venti giorni (Acqua Storta), l’ultimo lo sto scrivendo dal 2011 (e non l’ho ancora finito). Il primo è stato scritto così, mani sulla tastiera e via, a partire dall’idea. L’ultimo ho fatto scalette, schede personaggi, ho scritto interi paragrafi in un giorno e venti righe in un anno intero. L’ho dovuto mollare, farlo lievitare. L’ho ripreso e ho cancellato interi capitoli. Dipende dalla storia, in pratica. E no, non scrivo tutti i giorni. Non sono un mestierante e di questo un po’ me ne dispiace. Vedo colleghi che pubblicano quattro romanzi in un anno. Li invidio un po’. Io non ci riesco.

Il tuo stile è decisamente inusuale, come ammetti nei ringraziamenti del magnifico “Esercizi sulla madre, una parola storta”. E in effetti siamo rimasti folgorati da questo strano modo di scrivere, a volte poetico e lirico, altre scattoso e brusco, che lascia con il fiato sospeso, mescolato a parole ed espressioni regionali. Perché hai deciso di utilizzarlo? E da cosa nasce? Da chi hai tratto ispirazione? Ce ne parli un po’ diffusamente?

Lo stile di Esercizi e di Pozzoromolo non è certo quello di Acqua Storta, e nemmeno quello degli ultimi due romanzi, men che meno quello de Il Pallonaro. Lo stile dipende dalla storia che racconti. Il registro dei personaggi non può essere uguale. Scrivere in prima ti dà delle possibilità emotive che la terza persona non permette facilmente. Spesso, per riuscire ad avere i vantaggi di entrambe, trovo il modo di utilizzare una finta terza. La giustapposizione delle parole è la mia ossessione. Molte forme le mutuo dal mio dialetto, il napoletano (ecco; qui avevo scritto “dialetto mio”, ché è tipico della mia lingua madre posporre il possessivo…). Questo risultato l’ho ottenuto leggendo tantissimo, sperimentando costrutti, dialoghi, digressioni. Lo stesso brano lo riscrivevo in vari stili; in prima, in terza, al presente, al passato. Così ho costruito la mia voce. E molto devo alla poesia, mio amore infinito da sempre.

Abbiamo letto, e ne siamo rimaste entusiaste, il tuo Il Pallonaro, edizioni goWare. Qui il link alla nostra recensione. Argomento tosto e conflittuale. Coraggioso il tema e il parlarne. Come mai un romanzo sull’omosessualità nel calcio, argomento tabù in Italia?

Proprio perché è un argomento tabù. Un po’ come i camorristi gay. Mi stufa questo machismo in relazione a una virilità eterosessuale. La sessualità e l’affettività non dipendono da chi sei nella vita, da cosa fai come lavoro. Un calciatore non può essere gay perché il calcio è un gioco da uomini duri. Come se tutti i gay fossero fioristi o ballerini. Mi piace smontare convinzioni dell’immaginario collettivo. Poi, a dire il vero, Il Pallonaro racconta di una storia vera…

Collana “Pesci Rossi“, edizioni goWare: hai avuto modo di scoprire o di far scoprire ai lettori italiani un discreto numero di autori Lgbt. Ci parli un po’ dei libri che hai scelto di accogliere nella tua collana, delle peculiarità di alcuni dei suoi autori e del criterio con cui li hai scelti a discapito di altri?

Sono uno dai gusti complicati, lo ammetto. Per questo scelgo pochi romanzi per questa collana. Ma al di là del mio gusto, scelgo in funzione dell’idea alla base del testo. Per Mariano Lamberti, eclettico regista e scrittore, mi ha preso subito il discorso di coppia attuale che non disdegna di utilizzare Grindr, app per appuntamenti esclusivamente di sesso. Christian Moretti racconta un legame master-slave, qualcosa che a solo parlarne fa arricciare la bocca a un po’ di gente, gay compresi. Annemarie De Carlo narra una storia pura di innamoramento, un romance vero e proprio, un Male to Male quasi classico. Francesco Mastinu ci mostra le varie facce del bullismo e cosa costa vivere in un contesto omofobico. Mauro Biagini, che uscirà quest’anno, si cimenta con il mercato dei ragazzi, stranieri perlopiù, che si vendono all’esercito di clienti borghesi. Sono storie che veicolano un’altra percezione dell’omosessualità, nel bene e nel male. Sono stato costretto a rifiutare testi belli, ma non in linea con quella che è la mia idea di questa collana, idea che ha a che vedere con il mondo reale, più che letterario in sé.

I tuoi progetti futuri, personali e di collana: ci puoi anticipare qualcosa in proposito? Cosa stai scrivendo e quando uscirà?

In questi giorni, per la collana Pesci Rossi – LGBT comincerà la lavorazione del romanzo di Mauro Biagini. Subito dopo, sarà una storia lesbo. Io sto completando il mio ultimo romanzo (Non è di maggio, il titolo) del quale sono particolarmente orgoglioso. È la storia di un ragazzino di Procida con poteri particolari, fra tradizione novecentesca e fisica quantistica.

Grazie per averci concesso questa intervista.

Grazie a voi.

Luigi Romolo Carrino nasce a Napoli nel ’68, dove è tornato a vivere dopo un lungo periodo vissuto tra Roma e Milano, e un po’ anche in Sardegna. È laureato in Informatica ed è specializzato in problem solving, ma ha abbandonato la professione nel 2010.

Ha pubblicato tre libri di poesia (il più interessante è TempoSanto – Liturgia della Memoria, Liberodiscrivere Edizioni, 2006), moltissimi racconti in collettanee (tipo Lorelai dei Girasoli, in Men on Men 5, Mondadori 2006) e anche una raccolta di 12 racconti tutta sua dal titolo Istruzioni per un addio (Azimut, 2010). Per Meridiano Zero ha pubblicato i romanzi Acqua Storta (2008) e Pozzoromolo (2009), e l’edizione speciale di Acqua Storta con allegato cd del radiodramma dal titolo La versione dell’acqua (2008). Nel 2012 ha pubblicato una guida-reportage sulla musica neomelodica napoletana, per i tipi di Laterza nella collana Contromano, dal titolo A Neopoli nisciuno è neo e nello stesso anno anche il romanzo anfibio Esercizi sulla madre (Perdisa Pop).

Selezionato due volte al Premio Strega, curatore di alcune antologie per piccoli editori, autore teatrale (particolarmente affezionato all’omaggio ad Annibale Ruccello in Quattro mamme scelte a caso, su progetto prodotto dal Teatro Nuovo di Napoli, e al monologo Nel mio paese, interpretato da Ivan Castiglione e diretto da Mario Gelardi), autore di trasmissioni per tv locali, autore di canzoni neomelodiche (alcune sue canzoni sono state incise da Ida Rendano), a volte anche attore, performer di teatropoesia, qualche volta cantante, qualche altra muratore, pizzaiolo, pubblicista, speaker radiofonico, sceneggiatore.

Nel 2012 per i tipi digitali della GoWare pubblica Il Pallonaro, romanzo rifiutato da tutte le case editrici (tranne una) e che tratta il tema dell’omosessualità nel calcio. Nel 2015 esce La buona legge di Mariasole, nella collezione Sabot/Age delle edizioni E/O, che scoperchia un po’ di pentole sul matriarcato nella camorra, semifinalista al Premio Scerbanenco 2015. Semifinalista allo stesso premio, nel 2017 è anche l’ultimo suo romanzo, Alcuni avranno il mio perdono, sempre edizioni E/O.

 

 

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