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Recensione:”Fighting Shadows – Incontro con le ombre” di Aly Martinez

 

 

 

Vengo da una famiglia di combattenti. Ho sempre pensato che avrei seguito le loro orme, che niente mi avrebbe fermato, sul ring. Ma tutto è cambiato il giorno in cui ho salvato la vita della donna che amavo. E che non potevo avere.

Mio fratello si è preso cura di me. Mi ha trattato come un eroe. Ma la mia ricompensa è stata la sedia a rotelle.

Paralizzato. A soli diciannove anni.

E la mia vita si è trasformata in un incubo da cui è impossibile scappare.

Finché non ho incontrato lei, Ash Mabie.

Lei, col suo sorriso capace di fermarti il cuore e quella risata che riesce a dissipare tutta la rabbia, tutto il risentimento che mi ribolle dentro.

Con lei, anche la notte più buia può brillare di stelle, e non ha alcuna importanza che tu debba stare steso tra l’erbaccia per vederle.

Però sono stato un idiota a innamorarmi di qualcuno con un talento naturale per la fuga. Neanche potevo camminare, ma avrei passato la vita a rincorrerla.

Ora sono di nuovo sul ring, per la battaglia più dura della mia vita.

A combattere le ombre del nostro passato.

A combattere per reclamare il mio futuro.

A combattere per lei.

 

 

Sollevò lo sguardo e la facciata da stronzo cadde. “Dico sul serio. Perché sei qui? Sei bellissima e intelligente… e divertente. Cosa cazzo ci fai qui con me?”

 Scrollai le spalle. “Mi piaci. Aspetta.” Sollevai un dito con fare drammatico. “Mi piace il Flint dolce. L’altro Flint è davvero stronzo.”
“Ma io sono quello stronzo, però. Sono uno stronzo rancoroso alto un metro e novanta, eppure mi guarderai sempre dall’alto in basso.”

Mi voltai di scatto. “Mi prendi in giro? E chi sono io per guardare qualcuno dall’alto in basso?”

“Non capisci, Non ho niente da offrirti. Niente.”

 “Okay” inizia lentamente. “Immagino che la buona notizia sia che non ti sto chiedendo niente. Mi piace passare del tempo con te. Aspetta.” Sollevai nuovamente il dito con lo stesso fare drammatico di poco prima, facendogli alzare gli occhi al cielo. “Con il Flint dolce” chiarii, prima di sorridergli.

Buongiorno Fenici, passato questo periodo di festa, finalmente posso parlarvi di un romanzo che ho aspettato con trepidazione e che non mi ha affatto deluso: Fighting Shadows di Aly Martinez, secondo capitolo della serie On the Ropes.

 

Se il primo libro è orientato verso il genere sport romance, questo secondo volume a causa delle difficoltà del protagonista è piuttosto un contemporaneo, con inevitabili riferimenti alla boxe.

 

Senza un vero motivo, e questo devo precisarlo, ho preferito il primo. È comunque un romanzo che ho letto volentieri e consiglio assolutamente, soprattutto se avete voglia di una lettura che, come il primo della serie, tratta temi delicati con la giusta dose di serietà e ironia contornata da tanto romanticismo.

 

Flint nel corso dei due libri ha avuto molti cambiamenti: lo abbiamo conosciuto all’inizio che era un bambino diligente, che riceveva ottimi voti e si prendeva cura dei suoi fratelli per quanto possibile. Poi c’è stato il momento dell’adolescente che nutriva dei sentimenti per Eliza, fidanzata e poi moglie di suo fratello Till; infine, e per fortuna non la sua evoluzione definitiva, il Flint rancoroso e dispotico, arrabbiato con se stesso e con il mondo, sia perché innamorato di sua cognata sia perché, a causa di una pallottola a lei destinata, rimane su una sedia a rotelle.

Il mondo non ci regalava tregue.
Dov’era stata la mia tregua quando avevo scrostato lo sporco dai pavimenti del nostro schifoso appartamento per evitare che i servizi sociali mandassero me e Quarry in affidamento?
Nessuno mi aveva dato tregua quando ero rimasto sveglio tutta la notte ad aspettare che mio padre tornasse a casa, perché sapevo che aveva della droga… Droga che avrei potuto dare alla nostra vecchia vicina in cambio di qualcosa da mangiare.
La tregua mi aveva forse aiutato quando avevo frugato tra i cassonetti della chiesa locale per trovare dei jeans che andassero bene a Quarry che, per qualche strana ragione, non la smetteva di crescere?
NO.
Avevo dovuto lottare per tutto. Quello stesso tutto che non era mai stato abbastanza.

Il pezzo forte di questo romanzo è stato Ash che ho adorato dal primo all’ultimo capitolo. Una ragazza con un passato non da poco, lei affronta ogni passo della sua vita con maturità e saggezza, tenendo sempre ben a mente che all’inizio del libro ha solo sedici anni. Ash è una ragazza solare affetta da una non rara ma acutissima sindrome della crocerossina, genuina e spontanea, capace di andare oltre le apparenze e di vedere del buono in qualsiasi cosa. Se non lei, perciò, chi avrebbe mai potuto salvare il nostro incompreso protagonista?!

E io avevo tutte le intenzioni di correrei dietro a Flint Page.
Avevo preso quella decisione più o meno due secondi dopo che era caduto dal furgoncino nel tentativo di proteggermi.
Proteggere me.
Una ragazza che conosceva a malapena, per la quale però era pronto a tutto pure di assicurarsene la sicurezza.
Poteva essere scorbutico quanto voleva, ma io sapevo che nel profondo era un uomo straordinario.

Amo questo genere di romanzi in cui ho la possibilità di conoscere i protagonisti con calma, poterli vedere crescere e maturare. Mi piacciono i libri ricchi di personaggi ben delineati, che nonostante arrivino al loro lieto fine, si possano incontrare nuovamente anche solo per poche pagine nei libri successivi. E questo romanzo rappresenta a pieno tutto ciò.

Sono davvero entusiasta che la Triskell Edizioni abbia deciso di portare questa scrittrice in Italia. Considero Aly Martinez un’autrice molto valida che seguirò senza alcun dubbio e a cui dovete dare, secondo me, una possibilità.

 

Beh, ragazze, ora non ci resta che aspettare il terzo libro che parlerà dell’ultimo dei fratelli Page: Quarry, sperando non tardi ad arrivare tra le mie avide mani.

Alla prossima lettura Fenici.

“Grazie” disse Flint, quando finalmente riportai le mie emozioni sotto controllo e la piantai con la messa in scena della risata. “Per cosa?”
“Per essere strana. E per farmi stare sdraiato su dell’erbaccia sotto le stelle.”

Mi tolse una ciocca di capelli dal viso.

“E per chiamarmi Rotelle.”

“Già. È davvero da maleducati.”

Rise. “Ma è la verità e non deve essere presa per forza come un insulto. Non mi hai mai compatito, Ash. Ne anche per essere un bastardo depresso con un complesso di Edipo.”

 

 

 

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